lunedì 28 dicembre 2009

cose turche/1


In albergo, durante lo zapping precolazione, fra le sigarette censurate in Lucky Luke (che qui, forse per evitare assonanze tabagistiche, si chiama Red Kit) e un canale spagnolo in chiaro che trasmette noiosi porno americani 24 ore su 24, il tg turco (o forse è la versione locale di Paperissima) mi annuncia che il cardinale Etchegaray, 87 anni, si è rotto il femore durante una registrazione di Scherzi a parte: complice della burla, tale Joseph Ratzinger.

lunedì 21 dicembre 2009

ritardi mensili


L'altro giorno ho festeggiato il compleanno della DRFM dopo quasi tre settimane. Tra qualche giorno vado in Sicilia a festeggiare il mio di compleanno con chi per ragioni geografiche non ha ancora potuto elargirmi i regali tre mesi fa. Quest'anno Santa Lucia è caduto il 19, il mio Natale in famiglia si svolgerà tre giorni dopo il 25, il Capodanno almeno una settimana dopo l'1. Ma ci saranno anche un Natale turco e un Capodanno siculo, quelli più o meno puntuali, e sarò con la donna che amo insomma, micacazzi! Comunque quello che volevo dire è che mi diverte festeggiare quando la festa – teoricamente – sarebbe finita. Odio le scadenze. Odio ricordarmi che devo fare i regali almeno quanto amo farli. Ah, grazie alle mirabolanti prodezze di blogspot, persino questo post vi arriva in differita di qualche giorno. A presto e tanti auguri a tutti.

mercoledì 16 dicembre 2009

minuti di piombo


«Normale è una brutta parola. Quando vinciamo la rivoluzione, la aboliamo»
(La prima linea, Renato De Maria)

Il film di cui tutti parlano ma che un sacco di gente continua comunque a non vedere è tutto fuorché un inno al terrorismo e alla violenza. Comprensibile che ai parenti delle vittime girino comunque i coglioni, squallide e noiose le polemiche di chi oggi sta al capezzale del padrone dal dente spezzato mentre a quei tempi gli avrebbe tirato una molotov. Freddo come un blocco di ghiaccio (ecco perché è tanto piaciuto ai Dardenne), spiega poco (quello toccherebbe ai libri di storia, dicono), lascia l'amaro in bocca, non dà risposte e semina domande come un buon film dovrebbe fare: un po' troppo per noigggiovani. Sarà per quello che, dopo un quarto d'ora, le ragazzine poco distanti hanno preferito a Scamarcio gli acerbi cazzetti dei loro accompagnatori.

martedì 15 dicembre 2009

i segnali spesso non significano mai


«I ragazzini si vantano, un uomo no»
(L'uomo nero, Sergio Rubini)

Se il protagonista de L'uomo nero studia da Cézanne, Sergio Rubini studia da Eduardo. A proposito di paragoni azzardati, secondo alcuni cazzari «se Bari teniv Tornatore, iev 'na piccola Baarìa». Ma non bastano un lungo flashback, un bambino e una piazza del sud per fare due film uguali. Rubini vola più basso, gli interessa raccontare altro, e comunque vola davvero che è una meraviglia e a tratti commuove pure. Validi gli attori (persino Scamarcio che ormai mi convince quasi sempre, persino la Buy che appare per cinque minuti), bella l'idea delle apparizioni dei morti (che detta così... ma voi fidatevi e andate). Il finale, che sembrerebbe scontato a tre quarti, in realtà riserva ancora dieci minuti di sorpresa.


domenica 13 dicembre 2009

o mia bela madunina


In treno ne parla un gruppo di ragazzi, non li prendo sul serio. Torno a casa, appiccio internet, ed eccolo lì. Adesso processi e articolesse come se piovesse (scusate la rima, sono un poeta pentito). Ma in fondo cos'è successo? Un uomo mentalmente disturbato ha colpito un altro uomo mentalmente disturbato. Cose che succedono spesso, purtroppo, in un manicomio.


venerdì 11 dicembre 2009

mer(d)e
ovvero come finire in un plastico di porta a porta


Bambino: (leggendo) Cri-sto-fo-ro-co-lom-bo. Chi era Cristoforo Colombo?
Nonno: È quello che ha scoperto l'America. Sai che a Genova, di fronte all'Acquario, c'è una grande statua di Colombo?
Bambino: Mamma, un giorno andiamo a Genova?
Mamma: (con aria schifata) No.


(me possino se ho inventato una virgola)

giovedì 10 dicembre 2009

l'uomo che cadde sulla luna


«Sai che ti dico? O è un pazzo oppure è un immigrato clandestino.
In entrambi i casi, devono rinchiuderlo»
(Moon, Duncan Jones)

C'è una piccola perla che vaga per (poch)i cinema d'Italia, si chiama Moon e bisogna vederla. Fantascienza da camera, low budget come si usava negli anni Settanta (che poi, mentre guardavo il film, pensavo che, in una manciata di anni, quel filone è nato con THX 1138 e morto con Guerre stellari, dietro la macchina da presa sempre George Lucas). Ora, leggerete recensioni che parlano di psicanalisi e pippe simili: diffidate. Certo, è vero, non ci sono mostri e raggi laser, siamo più dalle parti di Solaris e 2001, ma con una levità davvero rara. Raccontarvelo? Neanche per sogno, anche perché è difficile senza togliere il gusto di vederlo. Sam Rockwell è molto bravo, Kevin Spacey c'è ma non si vede, la regia è del figlio del duca bianco e sono sicuro che sia Ziggy Stardust sia Thomas Jerome Newton sarebbero orgogliosi di lui.


martedì 8 dicembre 2009

bonobo power


- Per favore, accetti il mistero.
(A serious man, Joel ed Ethan Coen)

Parafrasando Vivian Mercier a proposito di Aspettando Godot, il nuovo film dei Coen è una commedia in cui non accade nulla... per un po' di volte. Giudizio negativo? Manco per niente, solo che la cosa più divertente di A serious man è il trailer. Si ride di gusto in un paio di occasioni (l'apologo iniziale e il responso del rabbino Marshak dopo il bar mitzvah sono due begli esempi), ma in realtà si tratta di una pellicola parecchio seria. Forse non ci ho capito niente, ma io l'ho vista (altro che Religiolous) come una critica ai danni irreversibili della religione. O forse è una sorta di summa della cultura yiddish privata del sarcasmo cui siamo abituati. Inevitabile ripensare alla celebre frase dello zoologo Desmond Morris: «Esistono 193 specie viventi di scimmie, con coda e senza coda. 192 sono coperte di pelo. L’eccezione è la scimmia nuda, che si è data il nome di Homo sapiens. Questa insolita specie di grande successo passa molto tempo a esaminare le motivazioni sue più elevate, e un tempo altrettanto lungo a ignorare con cura quelle fondamentali».


giovedì 3 dicembre 2009

io fossi ronconi mi toccherei le palle


C'è polvere, naftalina, puzzo di muffa, segatura, brillantina e scorregge stantie: lo spot che annuncia il reintegro del fondo unico per lo spettacolo e istituisce la giornata nazionale del teatro per il 27 marzo di ogni anno, è talmente vecchio da far sembrare avanguardia pura quello dei pennelli Cinghiale. Dopo aver visto la pubblicità, chi non è mai stato a teatro continuerà a non andarci, perché l'idea che ne viene fuori è didattica, noiosa, pesante e pedante, esattamente come il claim, un po' Amleto un po' no, affidato alla salma di Giannaletta: «Tante cose in cielo e in terra, il teatro per capire». E che vor di'? Che Gabriele Lavia prima o poi mi rivelerà il quarto segreto di Fatima? O che la Melato troverà le prove che dimostrano inconfutabilmente la mafiosità dello psiconano?

mercoledì 2 dicembre 2009

corsi e ricorsi


Eravamo giovani. Io vivevo un lutto recente fortissimo e crudele, noi tutti vivevamo giorni in cui la nostra città era sospesa fra le bombe e la rabbia, l'attonimento e la voglia di reagire. Ritrovarsi ogni giorno per cinque ore, a volte anche dopo e poi spesso pure la sera, una voglia cannibale di stare insieme come in una strana replica o appendice dell'ultimo anno di scuola, era forse il nostro modo di sentirci un'ultima volta ragazzini, una prima volta adulti. Professionalmente quei mesi servirono poco e a pochi di noi. Umanamente, fu una parentesi fantastica. E rincontrare S. dopo tanti anni a Roma è stato come non averla mai persa di vista.

lunedì 30 novembre 2009

tetralogia


Pieno. È il primo aggettivo che mi viene in mente a proposito del nuovo film di Coppola. Zeppo, colmo, strabordante. Mancano un pezzo a cartoni animati e una scena porno, poi dentro c'è tutto il cinema possibile. E tutte le storie a cui può venirti in mente di pensare.
•••
Dici «Ma si capisce subito che...». Si capisce un paio di palle. Io ero troppo occupato a studiare il film per accorgermi di quale potesse essere il finale.
•••
Carmen Maura è perfetta nell'incarnare la volgarità della cultura che si sente alta e poi si prostituisce in tv. Praticamente la versione femminile di Sgarbi.
•••
Nonostante tutto, non mi sono riappacificato con Vincent Gallo. Provateci voi, dopo aver visto The brown bunny.


mercoledì 25 novembre 2009

romanticismo bandito


Mann
depp
depp mann
pamm parapamm
pum pum pum
ahhhhhhhhhhhhhhh
daianacral
oh ehm uh
ohhhhhhhhhhhhh

tatatatatatatatatà
trac-tac
sbeng ciaff
noooooo
vrrrrrrrrrrrrr
uh oh
pum pum pum
pss pss
stop.


domenica 22 novembre 2009

che poi ballare il tip-tap è sempre stato un mio sogno


E con sabato è finito il tff. Due film accomunati dalla musica, fil rouge di tante pellicole del festival di quest'anno. In uno era protagonista il jazz, nell'altro il rock and roll. Che dire dell'americano Guy and Madeline on a park bench? Un'ideuzza, di per sé carina per un cortometraggio (e infatti quello era, prima della scellerata idea del regista di dilatarlo per 80 minuti), un lassa e pigghia amoroso con inserti in stile musical (delle canzoncine salverei quella del bacio al parco, divertente e con incorporato numero di tip-tap); una cosina innocua e passabile, insomma, se non fosse per le pretese autoriali (la camera a mano, le riprese sgraziate, il bianco e nero sgranato) assolutamente gratuite in quel contesto, prive della ben che minima logica cinematografica. Una roba che forse poteva prendere per il culo pubblico e critica 25 anni fa, ma... ops, pardon, mi dicono che ha appena vinto ex-aequo il premio speciale della giuria. Vabbè, tiremm innanz. Tutt'altra storia Made in Hungaria, un film divertente, piacevole, fresco, in cui la musica di Jerry Lee Lewis scardina certezze e grigiore nella Budapest degli anni Sessanta grazie a un ragazzo ungherese la cui famiglia è stata rimpatriata a forza dagli Usa nel cuore della guerra fredda. Impossibile non ballare, impossibile uscire senza cantare meidinùn-ga-rià, title track eseguita dall'attempato rocker alla cui vera storia il film si ispira.


giovedì 19 novembre 2009

kaama


Vuoi per l’emicrania, vuoi per un anabbagliante fuso, vuoi per la nebbia, ieri sera mi sono smarrito in casa perdendomi l’anteprima italiana del nuovo Francis Ford Coppola, che tanto uscirà per tutti i comuni mortali già domani. Ma poiché Coppola ormai in qualche modo doveva essere, ho messo su il suo penultimo film, Un’altra giovinezza, titolo con cui assuppari u pani se fai il critico cinematografico, ma un po’ bruttarello rispetto all’originale e più veritiero Youth without youth (provate a pronunciarlo senza sputacchiare, può essere un esercizio divertente). Comunque, lo ammetto, ci ho capito poco: in un caleidoscopio di citazioni storiche e più o meno cinematografiche, si aggira Tim Roth, linguista alla ricerca dell’origine della parola, che viene folgorato da un fulmine a 70 anni proprio mentre voleva suicidarsi: invece di morire, ringiovanisce di 30 anni, assume incredibili poteri di apprendimento, parla con un alter ego un po’ stronzo, sopravvive alle peggio cose belliche e non (il tutto si svolge dal ’38 al ’69), incontra Matt Damon che dice due battute, si innamora di una che ha più reincarnazioni che capelli, la lascia quando capisce che lei, per aiutarlo nel suo lavoro, daje de trance e daje de lingue strane, sta invecchiando e morirà. Metafore come se piovesse, ma scoperte, ammiccanti, ignude, ridotte all’osso. Finale incomprensibile, Tim Roth bravo, ma era meglio andare al tff.

martedì 17 novembre 2009

futuribile ucronia


Al bar sport stamattina si batte la fiacca. Io sono in viaggio con la testa, Riccardo ha già emesso la sua sentenza mattutina, Massimo è lì che mi spiattella le storie sentimentali che gli hanno raccontato.

- Ti ricordi com'era il 27? - mi chiede a un certo punto.
- No, per me era il 10, infatti a mezza vacanza rimanevo sempre senza una lira.
- Euro, erano euro - ribatte lui da pistino piemontese.
- Già, è vero. Sembra ieri che lo facevi per mestiere.
- Ma tu che lavoro facevi?
- Non importa, minchiate. Però scrivevo già gratis. Come adesso. Blog.
- Certo che 'sta cosa che adesso si lavora quando è utile e i soldi non servono più mi lascia ancora un po' sconvolto.
- Perché ti senti in colpa. Perché sei cattolico dentro. Forse anche fuori.
- E che c'entra la religione? Qui si parla di economia, libero mercato...
- Il comunismo è morto, il capitalismo è morto...
- … e io non mi sento molto bene?
- Pensa per te, io sto da dio. E da domani, vacanza.
- Vacanza da cosa?
- E che ne so? Andiamo al cinema?

Sogno

P.S.: chi indovina l'identità di Riccardo e Massimo vince un aperitivo col sottoscritto, mica con Vincent Gallo!

lunedì 16 novembre 2009

cronache dal tff
(ovvero piuttosto che tornare a lavorare mi farei tagliare un dito)


L'ultima volta fu il Pathé, Femme fatale a ora di pranzo, sesso e adrenalina al posto del tg. Sette anni dopo un paio di dissapori e qualche viaggio intorno al mondo, ho rimesso piede al Torino Film Festival. E quest'anno il tff è miss Poison e Sua Bionditudine, un giovane John Lennon che ascolta musica stupenda e ha una grandissima Kristin Scott Thomas per zia, i Dr. Feelgood e la loro isola di pozzi di petrolio nella spettacolare enciclopedia del rock di Julian Temple, Jonathan Demme e il concerto di Neil Young che “non” ha diretto, Jarita divertente gigante buono e innamorato che impara i massaggi in tv, Ozon così stranamente normale da sembrare banale, gli adorabili adolescenti del Quebec che sono adolescenti per davvero e, per finire (almeno per il momento), un film italiano che – ma guarda! – non ha ancora distribuzione. Si chiama La bella gente: spietato, amaro, odioso torcibudella, specchio di quello che siamo diventati, con un'ottima Monica Guerritore. Come vedere un remake di Indovina chi viene a cena? diretto da Fernando Di Leo, ma senza scene di sesso e con una stragnocca ucraina al posto di Sidney Poitier. Insomma una bella sorpresa.

Domande stupide in attesa di nessuna risposta: Gianni Amelio ha il parrucchino? e Maya Sansa è poi davvero una discreta gnocca?

mercoledì 11 novembre 2009

vedo la gente morta (reprise)


C'erano almeno due buoni motivi per non andare a vedere This is it. In primis, la palpabile sensazione di sciacallaggio che aleggiava intorno all'operazione. Secondo motivo, il regista: Kenny Ortega aveva al suo attivo High school musical nonché la regia televisiva di quel tronfio trionfo di retorica che è stato il funerale di Michael Jackson. Che va beh che siamo amici, ma se io muoio mica chiedo a F. di farmi il filmino, pretendo Scorsese, Gilliam, Almodóvar, se voglio restare in casa Bertolucci. Però nutro una vera passione per i documentari musicali. In più, come ormai sa chi mi legge regolarmente, sono curioso come una scimmia (e si sa, la curiosità uccise il gatto, mica i primati). Infine, per dirla tutta, quello strano alieno mi ha sempre affascinato. Ché tra le luci, gli effettoni e gli effettacci (pochi, in verità), dentro al cinema a tratti mi sentivo un po' Richard Dreyfuss in Incontri ravvicinati, però senza droga e con meno alcool in corpo. Che dire? Contro ogni aspettativa il film m'è piaciuto. Tolte le dichiarazioni d'ammmore al di sopra di ogni sospetto da parte del cast tecnico e artistico (tutto il materiale è stato girato prima della morte di Jackson, avrebbe dovuto servire per un making of del dvd del concerto londinese), viene fuori un ritratto interessante: MJ insopportabile nel suo buonismo, nella sua calma serafica, nel suo ecologismo celentanesco, ma anche MJ professionista d'alto livello, perfezionista, macchina da emozioni, potente e fragilissimo insieme.

lunedì 9 novembre 2009

conclusioni


Non so se il mondo finirà davvero nel 2012.
Certo, a giudicare dal trailer di questo film,
è più probabile che finisca prima il congiuntivo.

domenica 8 novembre 2009

symbolum


(roba da far rimpiangere le vacue buone domeniche dei trenini)


giovedì 5 novembre 2009

ilaria condizionata


Ho sempre ammirato Ilaria D’Amico: gran gnocca, intelligente, competente, divoratrice di spazi televisivi un tempo esclusivamente maschili come lo sport e la politica. Per questo ieri sera avrei tanto voluto essere al cinema: il suo Exit sembrava una seduta dal parrucchiere degli intellettuali. Parterre perlopiù femminile per parlare di trans. Non di ricatti, di carabinieri corrotti, di politici bugiardi accartocciati su se stessi, di droga o di prostituzione, no. La domanda che correva da una parte all’altra dello studio era «Perché un uomo va con una trans?» e, soprattutto, «Noi donne dobbiamo preoccuparci?». Curioso come le cose più interessanti le abbiano dette gli uomini (persino Sgarbi!) e le due trans dalla vita normale, sotto gli occhi scandaliftati della sorella scema delle Carlucci, quella misteriosamente eletta al parlamento italiano.

lunedì 2 novembre 2009

impressioni di novembre


Capitalism: a love story in una multisala bevendo la prima e ultima cocacola dell’anno: i gold swap fanno pensare ad Alberto Sordi, i “contadini morti” di Procter&Gamble al fatto che la mia amica P. grazie a dio non ci lavorerà più. Camporella in centro città come quando si era gggiovani. Alda Merini come un’ombra di tristezza alla radio fra uno scontrino e un caffè. Voglia di scendere a Termoli per infilarsi negli anni Settanta della sua stazione. Qualche ora di sonno finché tutto intorno diventa pioggia, pioggia, pioggia e bdcdP. Almeno fino a venerdì.

giovedì 29 ottobre 2009

heath parade


Sbaglierò ma, se non fosse morto, e morto nel bel mezzo di due film, e morto come muore una star secondo l’immaginario di chi si sforza di pensare che la morte – quand’è misteriosa – forse ha un senso, Heath Ledger probabilmente oggi sarebbe considerato soltanto un buon attore “medio”. A guardare Parnassus inevitabilmente ci si chiede come sarebbe stato se l’avesse potuto girare fino in fondo, se Gilliam non avesse dovuto ricorrere all’escamotage (peraltro perfettamente funzionale alla storia) di utilizzare più attori per lo stesso personaggio (a proposito, mi sa che amo Johnny Depp). In ogni caso il film mi frulla in testa da quattro giorni e non riesco a capire se e quanto mi sia piaciuto. Certo c'è quel diavolo di Tom Waits, ci sono Alice e la perdita dell’innocenza (ma Tideland era un’altra cosa), c’è l’odore della polvere di palcoscenico che trasuda dallo schermo, c’è il talento visionario di un regista sfigato quanto discontinuo e geniale.


martedì 27 ottobre 2009

acchiapparella


Prima ha ispirato l'assassino di John Lennon, ora Federico Moccia. E poi ti chiedi perché J.D. Salinger viva come un eremita e spari a chiunque si avvicini a casa sua.

domenica 25 ottobre 2009

bolle


... quelli che non si sono mai occupati di politica
perché dicono che la politica l'è una roba sporca
quelli che votano scheda bianca per non sporcare
oh yeah...
(Quelli che..., Enzo Jannacci)

Sono intollerante, lo so, ma un po' me ne vanto. Per dire, non sopporto chi s'ingozza al cinema, chi parla al cinema, chi ha l'orologio che suona ogni ora al cinema, chi a sala vuota entra e dice «Quanta folla, dove ci sediamo?». Non sopporto chi odia lo psiconano (io, personalmente, lo disprezzo e basta, non mi sembra che meriti altro), non sopporto chi aspetta la reincarnazione di Berlinguer per andare a votare, non sopporto i Tafazzi di sinistra (che muoiano psiconanisti, porcocazzo), non sopporto che lo strabico responsabile del mio blackout televisivo debba concionare (concionare? no no, scusate, volevo proprio dire coglionare!) di questione morale, non sopporto gli ingenui (che figura di merda, Piero, porcocazzo!), non sopporto la politica dell'antipolitica. E non sopporto le etichette: mi fanno grattare il culo anche quelle che non stanno dentro le mutande.

mercoledì 21 ottobre 2009

wanderlust


Per questi spilli negli occhi, la pioggia nelle ossa, i pesi sulle spalle. Per la vecchia garrula che strilla la sua solitudine di figlia e moglie in una sala d'aspetto, per il lavoro che s'infila come un tarlo telefonico fra un colpo di tosse e un discorso da treno, per la radio che gracchia indecenze per oltre un'ora prima di trasmettere una vera canzone. Per il blackout di internet e telefono e per tutti i santi scomodati nel pomeriggio cercando di non incazzarsi con gli intimiditi operatori di un call center. Per un sms lontano, inaspettato e ricevuto con grande piacere, che mi racconta un desiderio di fuga che capisco forse più di quanto chi me lo ha inviato possa immaginare. Per le immagini false delle scatole dei Lego che ci siamo ripromessi di non guardare mentre costruiamo il nostro grattacielo di cento piani (oppure è un girasole?). Per quell'uomo di cui leggo e che mi somiglia, che un po' muore quando si spoglia nell'incompresa felicità di un bosco e a cui ride il cuore quando può scrivere a una donna «Con te, ritrarsi è un delitto».




lunedì 19 ottobre 2009

99.999.999 luftballons


«Sudamerica! È come l’America, ma a sud.»
(Up, Pete Docter e Bob Peterson)

Una bellissima storia d’amore, un Fitzcarraldo per bambini, la vecchiaia non come peso ma come bagaglio di esperienze, e poi la crudeltà del progresso, i sogni dell’infanzia rubati, l’ineluttabile stupidità della morte, l’ottusa abnegazione dei cani che somiglia a quella di alcuni genitori in sala. Siamo tutti piccoli Carl mentre ci aggiustiamo gli occhiali, stampandoci su le impronte delle dita nel tentativo di dissimulare le lacrime. E poi c’è chi dice che sono solo cartoni.


venerdì 16 ottobre 2009

00.00


Senza strapparsi le vesti e urlare di piacere come ha fatto (scritto) qualcuno che viene pagato per farlo (scrivere, non strapparsi le vesti e urlare), vi dirò se può fregarvene qualcosa che La doppia ora è in effetti un buon film. A cominciare dal fatto che stavolta non ci ho capito niente fino a che il regista non ha detto «Vabbè, mò ti spiego», cioè dopo un'ora. Io che ho riconosciuto la citazione di Bob Dylan in Vanilla sky, io che ho intuito il giochino avantendrè di Davanti agli occhi a dispetto dell'agghiacciante doppiaggio riservato a Uma Thurman, io che vedendo un cappello ho capito tutto di Secret window e con una valigia mi sono illuminato su The village, stavolta zero. Ma porc...! Insomma non aspettatevi miracoli, ma le idee sono rubacchiate con stile ed è bello vedere Torino senza Mole e gianduia. Capotondi (non Maccio Capatonda, che è un'altra cosa) è un signor regista esordiente, gli attori sono credibili e Timi, a dispetto del culo peloso (poison dixit?), continuo a dire che se fossi gay non mi dispiacerebbe per niente. Quanto a donne che vissero due volte, Kim Novak a Ksenia Rappaport je fa 'na pippa. Il perché, sono buono, non ve lo posso raccontare. Sappiate solo che, alla fine, trionfa l'ammmore. Qualsiasi cosa significhi.

martedì 13 ottobre 2009

se play e play si dicono allo stesso modo un motivo ci sarà?


Ok, la parte iniziale e quella finale sono da grande cinema. Brad Pitt è irresistibile, Mélanie Laurent folgorante, Waltz è una maschera perfetta (ma siamo sicuri che fosse davvero il miglior attore di Cannes?). Però i tempi di Inglorious basterds sono dilatati oltre misura e 160 minuti, sebbene scorrevoli, sono comunque troppi. Così il film finisce con l’essere troppo spesso un divertissement per intellettuali un po’ snob che si danno di gomito quando appaiono l’operatore Antonio Margheriti o il generale Ed Fenech (bel cameo di Mike Myers, peraltro). Che poi essendo io un intellettuale un po’ snob, mica la cosa mi fa schifo. Solo che mi sembra un giochino un po’ fine a se stesso. In fondo come quel piccolo gioiello di nome Forgotten silver, incrociato per caso 24 ore dopo sul mulo: è un finto documentario di Peter Jackson pre-Anelli in cui si racconta con precisione certosina di un regista neozelandese mai esistito, complice, con incredibile faccia da tolla, il megacritico Leonard Maltin. Una burla in stile Orson Welles assolutamente da recuperare. Ah, tra l'altro prende solo 52 minuti del vostro tempo.

lunedì 12 ottobre 2009

il cielo sopra milano


Fidanzata a fidanzato
Ah, è lo stesso autore? Figurati che non ho mai visto Blade runner. È perché la fantascienza non è il mio genere. Dev'essere la mia parte femminile che si ribella.

Tra scientologisti
Oramai capisci subito chi fermare, vero? Sì insomma, quelli che non ti mandano a cagare...

Donna (dis)informata sui fatti (dello psiconano)
Io non ci credo. E poi lui dice che non è vero niente. L'han fatto lasciare con la moglie, persino.

giovedì 8 ottobre 2009

gruppo di famigli in un interno


- Grazie per avermi raggiunto in questo momento così difficile.
- Beh, veramente...
- Lo so, i nostri rapporti non sono sempre stati facili...
- Certo ma...
- Ma so di poter contare su di te, su di voi, tu, Al, Gianni, Sandro, il tuo ragazzone, il mio popolo.
- Ecco, a questo proposito...
- Sì, faremo una grande manifestazione!
- Avrei bisogno...
- Oh, non dirmi nulla. Avrai tutto il mio appoggio. Vuoi Barbarossa in 500 sale?
- Ehm, guarda, non è per me...
- No, capisco, il popolo innanzitutto.
- Più che altro lui.
- Tuo figlio? Gli serve una laurea, un altro incarico ministeriale?
- No, è che pensavo...
- Umbi, dopo il coccolone devi andarci piano coi pensieri...
- Lui pensava...
- Dimmi, non avere remore!
- Ecco, visto che il compleanno s’avvicina e lui come dire... non ha... non ha mai... Tu che sai... puoi procurare una troia a mio figlio Renzo?

mercoledì 7 ottobre 2009

beati gli umili


Dantès: Questa cosa bisogna studiarsela bene.
A.: Quale? La razionalità o Barcellona?
Dantès: Barcellona, io parlo solo di cose che conosco.

martedì 6 ottobre 2009

sveglie


Una da ieri mattina sta nel petto del mio fratellone. Un’altra ieri sera mi ha sussurrato raianér. Un’altra ancora mi ha annunciato che ho un nuovo quasinipote. Una miagola per rientrare, una in qualche modo forse idem. E io da ventiquattr'ore mi dibatto come una palla da squash tra gioia, attesa e preoccupazione. Per fortuna poi c’è una sveglia silenziosa, che squilla a sorpresa, di solito per iscritto.

È tempo. Di cosa si vedrà.

domenica 4 ottobre 2009

l'àrbulu 'i zuoccula


- Ma questo socialismo che saresse?
- Tu sai ballare?
- No.
- E allora che puoi sapere!
(Baarìa, Giuseppe Tornatore)

Sbattendomene allegramente della inusuale generosità dei critici italiani almeno quanto delle bastonate di quelli tedeschi (a dirla tutta, anche Variety ci ha un po' sputato sopra), dell'incomprensibile entusiasmo del piccolo priapo (ma che film ha visto?) quanto delle inutili polemiche degli animalisti (che s'adda fa' per un po' di visibilità), sono andato a vedere il film di Tornatore. E per vederlo come lo vedranno i siciliani, pochi altri italiani in poche sale elette e all'estero, sono andato a Torino. Perché il film è stato doppiato in un siciliano italianizzato, mentre ovunque, nel mondo ancora civile, sarà proiettato “in originale” con i sottotitoli. Un'operazione degna del nostro analfabetismo di ritorno, che fa ancora più ridere quando si pensa che al governo certi loschi figuri si spacciano per promotori dei dialetti, e che d'altra parte si sposa benissimo con l'attenzione del talè cu ccè (guarda chi c'è) del pubblico bue e stracco. Pubblico che peraltro non coglierà alcuni riferimenti, uno su tutti quello della strage di Portella della Ginestra, perché la storia a scuola, in questo Paesucolo senza memoria, si ferma se va già bene alla seconda guerra mondiale. Tornando al film, è la summa di Tornatore, nel bene e nel male: la commistione tra Storia e storie, grandi eventi e aneddoti microscopici, scene epiche e quotidianità, funziona bene; ottima la prova degli sconosciuti protagonisti, quasi tutte azzeccate le comparsate eccellenti. Peccato per qualche concessione al bozzettismo, qualche scivolone retorico, qualche evitabile autocitazione da Nuovo Cinema Paradiso, qualche eccesso di Morricone. Insomma niente capolavoro, ma sicuramente un buon film. I titoli di coda meritano occhi e orecchie attenti.

giovedì 1 ottobre 2009

scusate se ho scritto così tante volte un


Qualcuno dei non-psiconanisti avrebbe dovuto dire non molto tempo fa una cosa tipo «E no, checcazzo, se l’informazione Rai è fatta di minzolini e brunovespa, non ci sto. Se mi segate non solo Santoro-Travaglio, ma persino (Gesù se state messi male) la Dandini e Fazio, immolandovi a 90 gradi davanti al piccolo priapo e facendo peraltro un harakiri pubblicitario che persino un Dantès che non capisce un cazzo di economia sarebbe capace di prevedere, io il canone col cazzo che lo pago». Mò arriva cacchiocacchio il giornale di famiglia (come quale famiglia?) e ti rivolta la frittata. Peccato che la frittata, porcocazzo, non ci sia, e forse neanche le uova.

martedì 29 settembre 2009

entropia


- Come si chiama?
- Montecristo.
(Basta che funzioni, Woody Allen)

Sane, vigorose, ciniche risate in una commedia che potrebbe farsi benissimo a teatro, ritmo irresistibile quasi perfetto che s'ammoscia brevemente solo nella parentesi romantica, Woody Allen in stato di grazia che sembra Alan Ayckbourn girato da un Resnais un po' fumato, attori azzeccati in una New York mai invadente, happy end che lascia il sorriso stampato a tutta la sala tranne tre vermette probabilmente scandalizzate, e un protagonista – porcocazzo – che nel bene e nel male mi fa pensare che per molti aspetti Boris Yellnikoff c'est moi.

- Ti accendo la tv.
- Ho visto l'abisso.
- Non ti preoccupare, metto qualcos'altro.
(Basta che funzioni, Woody Allen)

P.S.: fuori tempo massimo, nel bdcdP sono arrivate le cicale. Meglio tardi che mai, benvenute a coprire un inutile silenzio, dopo quattro giorni così.

lunedì 28 settembre 2009

aregazzacheggiocavacorfoco
(eddue, che m'addiverto troppo)


Lisbe e Olivierobbeha nun se vedono 'nzieme pe' gnente. D'artra parte lei deve da scappa' perché tutti (ma proprio tutti oh, che tipo dici ma che ppure la mafia russa, la Jacuzzi, la Cia, lo Iò, la Sacracoronunita, l'Opusdè, la Ddigo, er Cachembè? sì, tutti) la 'nzeguono perché se pensano ch'ha ammazzato quer gran fijo de 'na mignotta der tutore suo. E poi tutti a cerca' sto Sala e 'ndo sta 'sto Sala e cchi è 'sto Sala che amme me veniva de dije guardate che giocava ar Toro ma mo' ddo sta nun lo lo sa nisuno che pperò poi me so' stato zitto che magari me menavano che la ggente ar giorno d'oggi nun cià er senso dello iumo manco pe' gnente. Vabbè, com'è come non è, se scopre che Sala è er padre de Lisbe che cià un marcantonio de fijo che te lo meni e lui gnente perché cià 'na malatia che nun sente er dolore. Ma Lisbe cià sempre du' palle che levati, li fa fori tutt'eddue e... e stigranca'. Ma li mortè, come va a fini' se sa solo a pprimavera! Ma che se fa ccosì?

venerdì 25 settembre 2009

scuola pubica


Fa quasi tenerezza, Ennio Ferrara. Il nuovo preside del liceo classico Umberto di Napoli, don Chisciotte partenopeo contro i mulini (bianchi) agitati dal vento che tira, ha deciso che nella sua scuola non ci si veste come bagasce, non si ascolta l'iPod, non si smessaggia, non si esce un attimo a comprare la pizza. E io sottoscrivo tutto. Perché se fossi prof mi scasserebbe notevolmente la uallera chi si fa i cazzi suoi mentre spiego, anche nella malaugurata circostanza che io non ne sia capace. E non ho dubbi neanche sul discorso abbigliamento. No, non sono impazzito, mi piace sempre lasciare gli occhi sul culo e le tette delle ragazzine, il tutto senza neanche il bisogno di sensi di colpa o di peccato per farmelo venire duro. Ma i suddetti teenager dovrebbero capire (e i genitori prima di loro) che se esistono così tanti modi di vestirsi non è solo per far arricchire gli stilisti, e che c'è un tempo per le minigonne inguinali e uno per nu gins e 'na maglietta. Ma forse la colpa è proprio di mamma e papà, quelli vestiti come in un incubo degli Amici di Maria anche a 50 anni, quelli che al supermercato o tacco 12 o tutona in acrilico, quelli che ai matrimoni sembrano usciti da una puntata dei Soprano.

giovedì 24 settembre 2009

è la stampa, bellezza (o almeno credo)


Troppo autoreferenziali. Troppo spazio dedicato ad amici e parenti (una pagina intera per l'affaire Santoro?!). Troppi corsivi. Toni eccessivi. Refusi fastidiosi come foruncoli sul culo. Graficamente un iocu i focu di stili e di font (offresi grafico casalingo, esperienza Xpress, prezzi modici, citofonare Dantès). Ma. Ma c'è il coraggio o l'incoscienza o tutt'e due di fare un giornale tutto da leggere in un Paese dove vige l'analfabetismo di ritorno. Un giornale che perlopiù si acquisterà via internet, in un Paese dove web fa quasi sempre rima con gratis. Un giornale lastricato di buone intenzioni e di ottime firme. Un giornale dove si leggeranno inchieste e fatti altrove ignorati. Un giornale nato ieri. Proprio poco non mi pare.

mercoledì 23 settembre 2009

pittore ti voglio parlare


Mi sono sempre chiesto se fosse vera quella strofa degli Elii: «La gente intorno grida “Evviva Wess”! Due corpi e un'anima fu il suo success, ma dopo lo hanno ostacolato perché era un negro». Io voglio sperare che avesse soltanto fatto il suo tempo e che senza l’altra metà del duo, quella Ghezzi Dori filata in Sardegna con Faber, fosse un po’ fuori target in un’Italia canora dove i neomelodici erano brutte fotocopie di cloni malriusciti di una sottomarca a 45 giri dei Pooh. Gruppuscoli le cui oggi impensabili canzoni di amori adolescenziali (si sa che il sesso è riservato ai maggiorenni, a meno che non ci sia di mezzo papi) iniziavano con i bottoni e finivano su una zip. Insomma, si trombava affossati nel miele. E non è una cosa porca.

sabato 19 settembre 2009

10, 100, 1000 bernardo


Jasmine Trinca è bellissima e perfetta nel ruolo. La Morante non si sa cosa ci faccia lì ma è splendida. Vorrei i denti di Luca Argentero. Scamarcio plays (ed era ora)! Peccato però che ne Il grande sogno manchi l'epos e latiti l'eros. E che la parola privacy, nel '68, in Italia non esistesse. Insomma, avevi ragione tu mia cara (poison): il film di Placido è bello ma asettico. E mi accorgo che ci sono fin troppi film finiti i quali mi chiedo come sarebbero stati se dietro la macchina da presa ci fosse stato Bertolucci.

mercoledì 16 settembre 2009

una tranquilla notte di regime


- Signore?
- Sì?
- Ci siamo. Sono tutti collegati. Sappiamo di gruppi d’ascolto persino nelle Figiccì.
- Ottimo, ci vedono anche all’estero! E con un nome così dev’essere un paese pieno di zoccole.
- Veramente signore... Beh, non importa. In realtà abbiamo un piccolo problema.
- Piccolo?
- Si chiama Dantès.
- Sarà mica un nome!
- Lui non vuole vederla.
- Ma come?
- Sta guardando Distretto di polizia.
- Quella serie comunista col commissario culattone? La fanno ancora?
- Ehm, la trasmettiamo noi.
- Un ottimo prodotto, naturalmente. Ma non avevo intimato che niente disturbasse la mia trasmissione?
- Infatti lui l’ha scaricata da emule.
- Il solito comunista disfattista che non vuole guardare le pubblicità. Arrestatelo per pirateria informatica.
- Dovremmo arrestare almeno un altro migliaio di persone che ha fatto la stessa cosa...
- Corrompetelo.
- Dice che non è corruttibile.
- Cazzate. Ravanate nel suo passato.
- Risulta solo che un tempo si chiamava Piazza delle Erbe.
- Erbe? Drugaàt!
- L’ultima canna risale all’anno scorso, troppo poco per ricattarlo.
- Donne?
- Una, fissa.
- Uomini?
- No.
- Animali?
- Un gatto, ma non risulta ci faccia sesso.
- Mi invidia.
- No.
- Mi odia.
- No.
- Ma allora perché?
- La disprezza.
- Il mio cuore sanguina.
- Credo sia succo di pomodoro.
- Lei è licenziato.

lunedì 14 settembre 2009

dai campi e dalle officine


Il lungo weekend che ha inaugurato i festeggiamenti per i miei primi 40 anni (io – ahimè – in tutto questo tempo ho trombato molto meno di Marina Lante) si è aperto con la falce e chiuso col martello: dal guttusiano Funerale di Togliatti al Mambo di Bologna, guardando il quale parte in automatico il gioco “riconosci più persone famose possibili” o anche, per i più ignoranti, “conta le facce di Lenin”, a Cosmonauta, piccolo amaro divertente film sugli anni Sessanta con una bravissima Claudia Pandolfi, un gigionissimo (pure troppo) Sergio Rubini, un felicemente ritrovato Angelo Orlando e una sconosciuta, perfetta protagonista: Miriana Raschillà. Niente di fondamentale, intendiamoci, ma dice più di quel che sembra. E poi, soprattutto, è il trionfo dell'ottimismo, perché a rivedere i filmati di repertorio sulle missioni spaziali russe non si può che trarre una conclusione: se con quell'attrezzatura lì i sovietici sono riusciti ad andare nello spazio, allora tutto, davvero tutto, è possibile. Anche, per dire, scoprire dopo tre giorni di amore, cibo, regali, sesso (non necessariamente in quest'ordine), che quello lì è morto, sparito, dimenticato insieme a tutta la sua truppa di fascisti e di mignotte. Macché. E poi ti chiedi perché è fallito il comunismo.

giovedì 10 settembre 2009

my only friend, the end


Sera, interno borghese, qualche mese fa. Una lunga tavola apparecchiata in penombra. In scena, due anziani signori eleganti. Nell'aria, odore di cavolo, dopobarba, flatulenze. Mentre sfuma la musica, M., il più vecchio, avanza verso P.

P.: (sorridendo) Benvenuto!
M.: (poco convinto) Ueilà presidente.
(si abbracciano come due che hanno paura di scoprirsi gay)
P.: Accomodati, il porrigg arriva a momenti.
M.: (sedendosi) Pòrij?
P.: Sì, sai, fa parte della dieta. Vedrai, cribbio, che autunno li aspetta.
(entra il cameriere e serve un minestrone. M. lo assaggia)
M.: (fingendo entusiasmo) Buono, come fatto dalle nostre nonne!
P.: La tua lavorava alla Findus? Grande Michele, sei sempre stato più avanti di tutti!
M.: Ok, senti, lo sai che siamo amici e... oh insomma c'ero anch'io su quella cassetta d'acqua insieme a te quel giorno! Da quando per parlarti ti si deve pregare?
P.: Da sempre, più o meno sono Dio.
M.: Non si scherza su queste cose, Gesubambino ti punisce!
P.: (la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni) Ah. Beh, proprio perché siamo amici saprai che sono stato molto impegnato. Insomma Bettino non me l'aveva raccontata fino in fondo!
M.: Ma come, e le monetine non te le ricordi?
P.: (sembra riflettere) No, solo le banconote. Comunque, dicevo, è un continuo: e la mafia e la P2 e Mills e il conflitto d'interessi e le puttane... Che poi sembra che gli importi solo quello. Dici che ne hanno viste troppe e toccate poche? Forse con la tv interattiva...
M.: ...
P.: Ma te la ricordi quella riccia col culo che... No, aspetta, era quell'altra. Uh la memoria! Io dico le cose e un momento dopo... Cos'è che stavo dicendo?
M.: La signorina col fondoschiena...
P.: Io? Ma che ti ci metti pure tu?
M.: Va beh, senti, mi hai invitato e sono venuto. Ora...
P.: D'altra parte, anche tu con quell'australiano comunista. Che ci avrà? Ma poi, gli australiani non erano neozelandesi? Sì insomma, chel lì l'è minga negher! Per me è strano.
M.: Guarda che Rupert...
P.: Rupert? A me ci hai messo anni prima di chiamarmi per nome!
M.: Ma non te la prendere! Lui è solo un po'... un po' più iisi.
P.: Ecco, lo sapevo, è pure culattone. E tu, dai, hai un'età, cribbio!
M.: Ma cosa stai dicendo?
P.: Certo! E, a proposito di età, dovresti pensarci seriamente.
M.: A che?
P.: Un posto nel mio mausoleo. Ce n'è, sai, uh se ce n'è!
M.: (la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni) Si è fatto tardi, scusa, devo tornare a casa. (esce)
P.: Vai, vai, abbandonami anche tu, ingrato come tutti gli altri. (suona un campanello) Ambroeus, voglio restare solo. Fai entrare le troie.

(sipario)

martedì 8 settembre 2009

il vecchio e il bambino


È andato anche Benjamin Button. Massì, vecchio quand'era giovane, incredibilmente bambino prima di morire. Dopo gli esordi da saccente secchione ammericano, divenne l'ingenuo bacchettone moralista imbarazzante nelle sue papere (se erano costruite, facevano ridere come le barzellette del ducetto), per poi perdersi fuori sincrono con i suoi giochi ormai instupiditi - ma sempre comunque figli di un'Italia che non c'era più - nella tv di un altro vecchio che (ahimè ancora vivo) si crede irrimediabilmente anche lui ragazzino. E poi gli ultimi, meravigliosi fuochi, da spudorato monello fiondamunito appresso a quell'altro matto di Fiorello. Stasera non voglio ricordare il «poverino» all'indirizzo di Pierangelo Bertoli, né lo spottone buonista per giustificare un Vasco Rossi strafatto, né la mancanza di rispetto nei confronti della Sacra Goggi. Mi piace però pensare che a tutti sia data una seppur breve fase di gioventù. Presto o tardi, poco importa.

lunedì 7 settembre 2009

prickocracy


Più di Corona che si profuma come una battona e che apprezza di essere stato truffato dallo psiconano. Più di Lelemora che gioca a fare il decadente ma è solo un fascistone che ama circondarsi di manzi meglio se truzzi. Più delle riprese lente, volutamente prive di ritmi e di tagli, quasi “pornografiche”, sul volto inespressivo dello psiconano, sempre più simile alle caricature di Vauro. Più di tutto questo, quello che colpisce di Videocracy è il vero protagonista. Ricky ha 26 anni, parla come il signor Rezzonico, non vuole più fare l’operaio (e come dargli torto?), sogna di diventare il Van Damme italiano e canta le canzoni di Ricky Martin (sic): in pratica non ha nessuna chance, ma vuole sfondare in tv. Ogni tanto “fa il pubblico”, per il resto vive con la madre che gli sorveglia le morose e lo fa sentire in colpa. Uno dei venti provini che fa è per X Factor: disastroso. Finisce così tra i “geni incompresi”, ovvero in tv sì, ma preso impietosamente per il culo. Lui, però, è contento. E la sua parabola racconta quest’Italia mille volte meglio di un Corona che si impomata il pisello davanti allo specchio.

mercoledì 2 settembre 2009

drfm


«Ti ricordi di quella volta che mi hai raccontato di avere trovato una dedica in un libro di seconda mano? (certo che me lo ricordo, è stato mille anni fa, il libro era Croniche epafaniche di Guccini, la dedica era di un padre al figlio, non lo comprai per una sorta di pudore) Beh, mi è appena capitata la stessa cosa e ti ho subito chiamato per dirtelo (e poi c’è gente che non capisce come la nostra amicizia sia sopravvissuta alla fine del nostro amore)»

sabato 29 agosto 2009

ia-ia-ò


Quand'ero bambino, quei quattro signori eleganti e divertiti sembravano già appartenere al passato: un po' di tv dei ragazzi, mille repliche d'estate. In realtà erano più vivi che mai, ma che la rai tornasse a dare spazio a un gruppo colto, raffinato, ironico, musicalmente preparato, soprattutto dopo che il suo leader s'era messo a scrivere canzoni meravigliose come questa, era cosa praticamente impossibile. Ieri è morto l'ennesimo grande artista italiano dimenticato.

mercoledì 26 agosto 2009

l’angolo del buonumore


L’uomo per colpa del quale la definizione “capelli all’Umberto” non indica più il taglio a spazzola ma solo una scrima in mezzo con una testa di cazzo intorno, ha scoperto che ci sono «strane ingerenze ideologiche (della Chiesa) in uno stato laico (il nostro)».
Al Fano, quello che fa il ministro della Giustizia ma che col mitra e il borsalino sembrerebbe uscito da un film con Edward G. Robinson, si è appena reso conto che le carceri sono piene di immigrati. Quanti clandestini? Ops.
Pare che Bob Dylan presterà la voce a un gps. E perché non Tom Waits e Jannacci? Vigili, benzinai e carrozzieri di tutto il mondo fin da ora ringraziano.

lunedì 24 agosto 2009

sinite parvulos


Dice «Ma non sei contento che uno come Corona sia stato preso a fischi e pirita in Calabria?». No. Chiunque, dopo quattro ore di ritardo immotivato, avrebbe meritato la stessa sorte (vabbè, io non faccio molto testo, dò segni d’impazienza dopo 5 minuti d’attesa anche quando vado dal medico). E poi il nulla con i tatuaggi intorno io lo prenderei a fischi e pirita a prescindere, anche se lo incontrassi sotto casa. Comunque, avete visto il video? Sì che l’avete visto, dai. Beh, il conduttore dice una serie di robe tristi nel tentativo di sedare gli animi e salvare capra, cavoli e culo. E fin lì transeat, l’è il so mestè. Ma poi dice, anzi ripete più volte, «fatelo per rispetto dei bambini presenti». Rispetto? Bambini? E che rispetto hanno avuto nei loro confronti i genitori che li hanno portati lì a mezzanotte e non si sono schiodati fino alle quattro del mattino? E cosa può imparare un bambino (o un qualsiasi altro essere umano, del resto) dai comportamenti di un minchia del genere?

sabato 22 agosto 2009

mirtilli intonsi


- Spero che ti piaccia.
- Rimangono sempre intatte a fine serata?
- Sì, più o meno.
- E perché continui a farle?
- Mi piaceva l'idea di averne una pronta
nel caso fossi spuntata e mi avessi chiesto una fetta.
(My blueberry nights, Wong Kar-Wai)

Difficile pensare che sia lo stesso regista di In the mood for love. Forse se fai un film di quel tipo è difficile superarti, il mondo dell'arte è pieno di esempi. Poi, per una volta che avrebbero potuto tenere il sensato e bellissimo titolo originale, gli italiani si sono appiattiti sull'incomprensibile e ruffiano Un bacio romantico. Mah. A pensarci potrebbe essere un musicarello dove nessuno canta anche se Norah Jones è un sottofondo perenne. Che poi la Jones come attrice non se la cava neanche male. Jude Law ha dato il suo meglio con A.I., forse anche quello è un punto di non ritorno, chissà. E Natalie Portman per me resta la bambina inquietante di Léon oltre che la strepitosa ex di Ben Stiller ne Il treno per Darjeeling. Uh, e il ralenti è stato sputtanato per sempre in modo geniale nel 1976 dalla coppia Mondaini-Vianello. Comunque è uno di quei film per i quali avrei tanto pianto se non fosse che sono innamorato (e ricambiato). E fanculo a chi pensa che non sono romantico, oh!

giovedì 20 agosto 2009

accura o picciriddu


Ci sono piccole cose che dicono di un popolo molto più di tante altre che appaiono eclatanti. La campagna contro la velocità sulle strade, promossa dalla Meloni, è una commedia all’italiana con Vaporidis e Armando De Razza: trama così improbabile da sfiorare la fantascienza, canzoncina finale inutilmente promozionale di un qualche inutile disco, ammiccamenti così numerosi da farti venire un tic. Dura quasi 9 minuti: cos’è? Ben Hur? e così lungo, che destinazione può avere? In ogni caso, circa 3 minuti sono occupati da titoli di testa o di coda: che non si dica che il figlio della signora Pina non ha portato il cestino della merenda alla troupe! Per contro, se ravani poco poco su internet trovi lo spot inglese sulla pericolosità degli sms alla guida: dura meno della metà, le protagoniste non fingono di essere giovani ma lo sono, non c’è un dettaglio o un secondo di troppo. Ti strizza i coglioni (o le ovaie) senza giri di parole, senza buonismi, senza accondiscendenza. Sarà per questo che, agli italiani più pigri, youtube riserva questo simpatico avviso.

martedì 18 agosto 2009

c'era un ragazzo


Era iniziata l'estate. Una mattina senza mare ti eri messo alla macchina per scrivere e avevi riempito una paginetta seguendo giusto un paio di dritte trovate su un tascabile di dubbia utilità. Avevi spedito la lettera senza aspettarti una risposta e invece il telefono era squillato una mattina senza mare di qualche settimana dopo. L'uomo aveva detto «vieni oggi pomeriggio, ne parliamo», tu ancora omertoso col resto del mondo eri andato al tuo primo colloquio di lavoro. Il tipo, che somigliava a Wolfman Jack ma aveva una voce sottile sottile, ti diede la prima cosa da fare. Da allora hai sempre fatto quello. In modo diverso, con persone diverse, da vent'anni. Pagato poco, tanto, quasigratis, gratis, il giusto. Ora che i sogni, gli ideali, le idee, la voglia, la passione, si sono esauriti, guardi con tenerezza a quel ragazzo lì, ma pensi che se potessi smetteresti di lavorare anche domani. E al prossimo poveretto che ti chiede «E che faresti tutto il giorno?» risponderesti semplicemente con una testata sul naso.

domenica 16 agosto 2009

10 items or less (ferragosto cineoniricoletterario)

  • Paz Vega è una fica straordinaria anche col reggiseno da peppia.
  • Valeria Golino a sedici anni aveva un culo da favola e una voce normale.
  • Enzo Jannacci ha fatto troppo poco cinema, ed è un peccato.
  • Perché Elio Petri, il più grande e completo regista italiano, è stato totalmente dimenticato?
  • Ho sognato (e m'è tornata voglia) di andare in deltaplano. Già, proprio io che di solito m'inciampo per strada: Facchinetti-Negrini, lo so che avete scritto quella canzone pensando a me.
  • Ho letto Da domani mi alzo tardi aspettandomi il delirio di una donna innamorata. E invece mi sono ulteriormente innamorato di quell'uomo lì (porcocazzo sono passati 15 anni da quel 4 giugno!).
  • Con quella faccia di chi non dorme da un tot ma non gliene frega niente perché tanto ha gli occhi azzurri, Daniel Craig alla fin fine c'ha il suo perché.
  • Non è che il James Bond attuale non vi piace perché una volta era anticomunista e adesso si schiera contro le multinazionali? Oppure vi manca l'idea che avevate di lui, charmant e scazzottatore, a metà strada tra The Persuaders e Piedone lo sbirro, lontano dai romanzi di Ian Fleming come il Frankenstein dei film di serie B e il Pinocchio della Disney sono lontani anni luce dalle loro matrici letterarie?

Chi indovina almeno tre riferimenti a film, canzoni o persone, senza ricorrere troppo a guuuugol, vince una cena col sottoscritto. Mò silenzio, che sto a Tahiti con Simenon.

martedì 11 agosto 2009

metti, una sera a cena


Caro Beppe,
complice il deserto in città e nel frigo, l'altra sera sono finalmente andato al ristorante qui sotto. Vorrei poterti dire che ci si sta male, ma non è così. Certo che se voglio sentirmi a casa, mangiare piemontese, entrare per primo e uscire per ultimo, beh allora non ho dubbi: vengo da te. Uh, la cameriera è molto più giovane e carina di tua figlia, ma questo è un dettaglio. Comunque, a te che sei uomo di mondo, vorrei chiedere un'altra cosa. Al tavolo a fianco avevo due ragazze sui vent'anni, a quello di fronte due coppie di cinquantenni. Le prime sembravano uscite da una rivista di moda, dettagli ton sur ton, un bigiottame che neanche la madonna in processione, capelli perfetti, praticamente finti. A parte i discorsi sulle corna estive e il mangiare praticamente accasciate sul tavolo, erano molto più cinquantenni di quelli in bermuda e vestiti a fiori poco distanti che si raccontavano del lavoro e di come sarebbe stato bello essere in vacanza. Che voglio dire? Boh, portami un bicchiere del tuo Dolcetto, magari qualcosa mi verrà in mente.

sabato 8 agosto 2009

johnny b. goode


Ho sempre fatto fatica a capire come uno che aveva dimostrato che negli Ottanta si potessero fare drammi e commedie adolescenziali con i controcoglioni si fosse perso dietro qualche infelice sceneggiatura negli anni a venire (peraltro usurpando il nome del Conte mio omonimo, eccheccazzo!). Ma oggi, anche se con un paio di giorni di ritardo, voglio ricordarlo per tre capisaldi del famigerato decennio della mia adolescenza. Tre film che rivedo ancora con grande piacevolezza, tre pellicole che ho mandato a memoria, che mi fanno ancora ridere, mi commuovono, a volte mi fanno incazzare col mondo, e mi ricordano anche di quando qualcuno diceva (mah!) che in qualcosa somigliavo a Matthew Broderick. Grazie John. Grazie per aver fatto conoscere in Italia Steve Martin, per averci fatto amare il povero John Candy, per questo, questo e soprattutto questo.

venerdì 7 agosto 2009

informazioni di vincent


Lo so, siamo quasi a Ferragosto. Ma io lo odio e per di più lavoro, quindi beccatevi 'sto post serissimo. Il fatto è che ieri sera ho visto la seconda parte di Nemico pubblico n. 1 e un interrogativo che stava già lì a ruminarmi in pancia è schizzato fuori con tutti i suoi acidi succhi di perché. Insomma, fatti salvi la redenzione e, soprattutto, il perdono, che appartengono a un cattolicesimo da cartolina e sono le belle parole con cui si infiocchetta una grande ipocrisia – non si può pretendere il perdono, soprattutto dai parenti delle vittime («Io vi perdono ma voi vi dovete mettere in ginocchio», cazzo tutte le volte che la rivedo quella donna è il mio incubo-risveglio in lacrime da 17 anni) – com'è possibile che qualcuno riesca a concepire, se non a mitizzare, Bonnie & Clyde, Jacques Mesrine, Vallanzasca, la banda della Magliana, persino Pietro Maso o Erika e Omar, gente che ha ucciso solo per soldi e/o potere, nient'altro che soldi e/o potere porcocazzo, mentre noi – che pure non abbiamo lutti con cui convivere giorno dopo giorno – noi non abbiamo nessuna... no, comprensione no, perché la follia di quella stagione non può essere giustificata... ma non riusciamo ancora a guardare in faccia il terrorismo rosso o nero, mirato o stragista, storicizzandolo, pensandolo nel contesto in cui accadeva, con tutto quello che c'era e che giocava intorno, riflettendo sul fatto che un ideale (distorto, orribile, assurdo, folle ma pur sempre un ideale) quelli che adesso tentano dopo 20-30 anni di rifarsi una vita, almeno ce l'avevano? E perché ci fa così paura sentirli parlare quando, se vogliamo, possiamo benissimo contraddirli o non ascoltarli?

mercoledì 5 agosto 2009

a me è 'a virgola che me frega


«Belìce si chiamava la valle che da Salaparuta scende fino all'acropoli di Selinunte sul Canale di Sicilia. Belìce con l'accento sulla "i". Poi venne il terremoto e la tv nazionale disse Bèlice, con quell'arretramento sulla "e" che divenne sinonimo di fallimento, e così la valle perse il nome, dopo aver già perso la memoria. Oggi, nemmeno i siciliani chiamano più il posto nel modo giusto»: è da ieri che leggo e rileggo il bell'articolo di Paolo Rumiz e, al di là dell'argomento in sé, sono queste poche righe a frullarmi in testa. Anch'io ho vissuto più di trent'anni convinto che si dicesse Bèlice e solo per un caso fortuito di lavoro ho scoperto che sbagliavo. Eppure Palermo dista appena 90 chilometri da quella zona. Potenza della tv che, per dirla con lo zio Enzo, g'avea na forsa de leun anche quarant'anni fa. Una tv che partorisce mostri come stollching, Uim Uenders e Maicol Sciumàcher, che amplifica il nulla, nasconde l'importante, pialla, livella, modella e taglia come un moderno letto di Procuste tutto ciò che non può ricondurre a mediocrità.

martedì 4 agosto 2009

w la foca


Quasi quasi mi candido per un posto da delfino.

lunedì 3 agosto 2009

stodgy monday


E alla fine è arrivato lunedì

giovedì 30 luglio 2009

28 giorni dopo


A.: Ma Elio parla degli assorbenti interni!
Dantès: Vabbè, sempre tappi sono.
A.: Mh...
Dantès: Mettiamola così, quelli interni sono come i tappi di sughero, quelli esterni sono come i tappi a corona.

mercoledì 29 luglio 2009

coincidenze


«... inciampa piuttosto che tacere
e domanda piuttosto che aspettare.
Stancami
e parlami
abbracciami
guarda dietro le mie spalle
poi racconta
e spiegami
tutto questo tempo nuovo
che arriva con te»
(Il bacio sulla bocca, Ivano Fossati)

Lo so, Benni aveva previsto tutto, ma questi versi sembrano proprio appartenerle.

martedì 28 luglio 2009

quis custodiet ipsos custodes?


Magari è una buona idea, ma a me questa cosa del call center per i reclami sui call center un po' mi fa ridere, un po' mi sa di situazione kafkiana.
- Ma precisamente, questo Kafkia, chi è?
(
Chiedimi se sono felice, Aldo, Giovanni, Giacomo, Massimo Venier)

domenica 26 luglio 2009

numerologia


Le suonerie dei quindicenni. Il moralismo delle ventenni. L'abbigliamento di un quarantenne. Centocinquanta minuti rubati. L'implacabile sincronia di due coppie di cifre inesorabilmente puntuali. Venerdì, però, mi dicono sia vicino.

giovedì 23 luglio 2009

memoria delle sue puttane tristi


Non era così che la immaginavo prima che cominciasse. Pensavo a una ragazzina davvero giovane, non come quell'altra scomparsa nel nulla da cui era arrivata. Una con cui beccarlo sul fatto, una che ne avrebbe fatto un inequivocabile pedofilo di fronte alla cattolicamente ipocrita opinione pubblica, di fronte anche ai suoi compari, ai suoi vati, ai suoi nani. L'unico peccato davanti al quale forse persino Bondi lo avrebbe rinnegato prima del canto del gallo. E invece eccoci qua, con questo romanzetto a puntate degno della peggior Novella 2000, a sentire stralci di noia, a leggere frammenti di una banalità sconfortante, buoni per quattro chiacchiere sotto l'ombrellone o un dar di gomito sghignazzando al bar. Un dialogo tra cliente e prostituta, dove quest'ultima fa il lavoro per cui è pagata, cioè esaltare l'utilizzatore finale, farlo sentire er mejo, il grande sventrapapere, dispensatore di dolori post coitum e suggerimenti su come godere, mentre lui è uno che ha desideri che cattolicamente si caca in mano di condividere con la moglie, uno che si vanta di avere nella sua villa il lago con i cigni, una balena fossilizzata, meteoriti e tombe fenicie. Ma cos'è, una puntata di Voyager? E la corruzione? La P2? La mafia? I soldi arrivati dal nulla? La vulnerabilità delle istituzioni? Non è roba per quest'estate. Non in Italia, perlomeno.

mercoledì 22 luglio 2009

tuarzarbetterdenuan


Del Boss scrissi di là più di un anno e mezzo fa. Sottoscrivo tutto quello che riguarda il concerto; quanto al luogo in cui si è svolto, beh c'è una bella differenza. Intanto lo stadio. Ché quando entri, soprattutto tra gli ultimi come ieri sera, ti sembra sempre di dover giocare una partita e che tutto il casino intorno lo stiano facendo per te. E questo è bello. Ma poi c'è Torino. Dove i vigili sono meno spiritosi e anche un pelo più isterici dei ghisa. Dove se non hai mai visto il Toro, non hai idea di dove cacchio parcheggiare e le indicazioni non t'aiutano manco per un cazzo. Dove parte del pubblico dopo due ore inizia a guardare l'orologio. Sempre, comunque, anche se a casa non ha niente di meglio da fare. Certo vedere una coppia di mezz'età ballare Twist and shout (ché il signor Bruce – con l'aria di uno che dopo quasi tre ore senza la cazzata del bisbis fuorifuori sta proprio bene dove sta – a fine concerto l'ha infilata tra Pete Seeger e La bamba, quarta cover dopo Travelin' band) è stato un vero spettacolo nello spettacolo.

martedì 21 luglio 2009

ottantadue


Mai saputo il nome, se non che era «la madre di S.», dove S. stava per un amico di mia sorella. Un negozietto minuscolo: un po' cartoleria, un po' merceria, qualche libro, un odore sovrastante di zaini e di cartelle. Un piccolo universo scomparso con la morte di lei e l'arrivo della mia adolescenza. Ci andavo per comprare i regali di compleanno, perlopiù romanzi d'avventura. Un giorno, tra Verne, Dumas e Taras Bulba, ci ho scoperto i Gialli per Ragazzi che, all'epoca, sembravano introvabili altrove: i Pimlico Boys (dove cazzo è Pimlico? a Londra? ah!), i Tre Investigatori (prefazione di Hitchcock?!), gli spocchiosi Hardy Boys, l'italianissima Rossana e la «storica» Nancy Drew di cui si favoleggiavano mai visti, su una Telemontecarlo ancora solo nordica (prima che arrivasse il figlio scemo di Cecchi Gori, per capirsi) vecchi telefilm con protagonista la giovane ribelle (e piuttosto zoccola) figlia di Dinasty. La collana chiuse nei primi anni Ottanta, più o meno insieme al fallimento dell'Editoriale Corno e alla morte italiana (morte apparente, sennò che supereroi sono?) dei fumetti della Marvel. Non lo sapevo ancora, ma quell'anno mi s'era spezzata un'infanzia.

sabato 18 luglio 2009

da grande voglio sposare luna lovegood


«Non sono mai stata in questo corridoio. Di giorno almeno.
Sai, sono sonnambula io. È per quello che dormo con le scarpe»
(Harry Potter e il principe mezzosangue, David Yates)

giovedì 16 luglio 2009

ode all'amico divuddaro


Alle sette e un quarto ci sono sempre loro. Arrivassero insieme, sai che terapia di gruppo. C'è lo sdrucito prof di sinistra, che sa di buone letture e cattive sigarette, baffi gialli e serate di solitudine; l'ultima volta che l'hanno visto sorridere aveva 12 anni. C'è poi il quarantenne che vive con la madre, veste come un ragazzino, si entusiasma col 3d e il blu-ray, ripete tre o quattro volte le stesse cose come uno che ha smesso di farsi, ti illude di accomiatarsi e non se ne va mai. Con la saracinesca a metà ecco spuntare quello che ti saluta come fossi il capitano Kirk, potrebbe avere 20 o 40 anni, ha la faccia da informatico e il corpo da fast food: lui compra qualsiasi cosa, ti risolve il mese, basta solo sopportarlo mezz'ora oltre l'orario di chiusura. E poi ci siamo io e te, mio unico amico autoctono di questo bdcdP, che fingiamo di volerci scambiare i lavori ma poi finiamo per guardare il tramonto e qualche culo di passaggio, in questo vicolo stretto appena fuori dal negozio.

martedì 14 luglio 2009

2046


Una bambina che vorrei uguale. Il mare colore del vino da qualche parte probabilmente marchigiana. Più libri e cavetti che vestiti. Il genio satirico di Flaubert, l'angoscia che sale pagina dopo pagina con McEwan. Melatonina o melanina, ricordarsi la differenza. Capelli ricci, peli di gatto. La voce e le dita di Diana Krall: quanto il talento, quanta la tecnica? Don't worry be happy, mr. Lawrence. Foto rubate, altre perdute, passate in rassegna lo stesso. Profumo di origano e succo di guaranà prima di dormire. Nessuna voglia di tornare, meno che meno di lavorare. 2046 all'incirca, sì, in tre giorni. Nel mezzo, la donna che amo.

mercoledì 8 luglio 2009

ducaconte


Non potendo regalare loro la solita paccottiglia bigiottara da bagascette, Al Tappone ha donato ai suoi compari di G8 un sobrio oggettino atto a rallegrare le lunghe serate d'inverno: un libro su Canova, del modico peso di 24 chili, che sembra uscito dritto dritto da un film di Fantozzi. Bassorilievo di marmo di Carrara per la copertina, carta fatta a mano, broccati di seta e fili d'oro per la rilegatura, materiali e manodopera messi a disposizione gratuitamente da ventitré artigiani italiani (ma pare che per la sovraccoperta sia stata usata la pelle del culo di Bondi). Il volume è accompagnato da due cofanetti (in legno di frassino e mogano rifiniti in foglia d'oro) contenenti un segnalibro, una lente, e gli inni di ciascuna nazione calligrafati e miniati: contenitori ideali, perfettamente riciclabili come eleganti posavomito.

(Questo naturalmente è opera di Canova, quello vero)

lunedì 6 luglio 2009

la pioggia nel pineto


Avrete avuto anche voi due un padre che sotto un cielo che dio se la mandava giù a dirotto rischiava vita e macchina per arrivare in tempo a vedervi nascere. E chissà quante volte vi sarete arresi all'irrefrenabile voglia di zompettare in piena pozzanghera con ai piedi le scarpette buone da cerimonia in barba agli strilli del genitore di turno. Ancora brufolosi, poi, vi sarà certo capitato di fare una corsa mano nella mano con i jeans cartonati fino al primo portone dove ripararsi e pastrugnarsi con la scusa di asciugarvi. E quella volta che avete pensato «A luglio non piove mai, sposiamoci quel mese lì» e ancora i camerieri se la ridono per l'ingloriosa fine del buffet all'aperto? Non è passato poi così tanto tempo, no? E allora, adesso che a trent'anni suonati avete imparato che un po' di pioggia non uccide, a volte diverte, al massimo rompe un po' i coglioni, perché straminchia per vedere uno spettacolo all'aperto vi riparate davanti a me con un ombrello che – se non fosse nero – dalle dimensioni ci si aspetterebbe che sotto abbiate anche secchiello e paletta? Per paura di danneggiare le pigne in testa?

venerdì 3 luglio 2009

piemönte


Stavo quasi per dimenticare il primo dei festeggiamenti a cifra tonda di quest'anno: i miei due lustri in questa regione. Avrei tanto voluto mettere il video di Felice Andreasi nella strepitosa interpretazione di quella ridondante ridicola poesiola che è Piemonte di Giosuè Carducci, ma né youtube né il mulo mi sono venuti in soccorso. Passiensa, fuma un brìndes istess: a te, regal Torino incoronata di vittoria, e a te, Cuneo possente e pazïente. E brindo pure a me, via, che non so ancora per quanto ma ci abito giusto in mezzo.

mercoledì 1 luglio 2009

auting


Per chi non lo sapesse, Monk è un telefilm poliziesco il cui protagonista è un autistico che proprio in virtù del suo handicap riesce a risolvere casi complicatissimi: insomma, per lui una penna fuori posto è illuminante come una macchia di sangue per Dexter (non sapete neanche chi è Dexter? vabbè, continuiamo così, facciamoci del male). Ora, a me Monk piace (lo scarico dal mulo in quanto guardare retequattro è contrario alla mia religione) ma il personaggio m'inquieta davvero non poco. Il fatto è che i miei libri e i miei dischi sono disposti in ordine alfabetico per autore e, per ciascun autore, in ordine cronologico (odio le raccolte); se m'inviti a casa tua e c'è un quadro storto, stai tranquillo che prima o poi lo raddrizzo; e se in un negozio qualcuno ha preso in mano un libro, un disco o un panetto di burro e poi lo ha riposto storto, capovolto, nel posto sbagliato, beh... io vado e lo rimetto come o dove stava. Certo, il mio letto è sfatto, la scrivania è un bordello e al momento non risolvo delitti, ma questi sono dettagli. Forse.

lunedì 29 giugno 2009

burrini (ah, che rebus)


venerdì 26 giugno 2009

r.i.p.ped (i'm bad)


Quelli che fanno molto jogging
quelli che niente superalcolici
niente pane, niente vino
niente burro, mai una cotoletta
mai un giorno di ferie
quelli che praticamente fanno una vita da malati per morire da sani
oh yeah...
(Quelli che..., Enzo Jannacci)

giovedì 25 giugno 2009

domani


«Fammi vedere un altro trucco»
(Amore e altri crimini, Stefan Arsenijevic)

«Quando ci sei, per quel poco che ci sei,
il sole impazzisce e smette di piovere
e quello che siamo non ce lo ricordiamo
a noi ci viene soltanto da ridere»
(Baby, Carlo Fava)

martedì 23 giugno 2009

dura l'ex


Cosa spinge la un tempo radicalissima Eugenia Roccella, oggi cattolicissimo sottosegretario al Welfare (lo psiconano si sarà mica trombato anche lei? evvabbè che ogni bucu è pirtusu ma che cazzo!), già autrice del simpatico opuscolo Aborto: facciamolo da noi ma anche trent'anni dopo - tanto per non sbagliare - di La favola dell'aborto facile. Miti e realtà della pillola RU 486, cosa spinge, dicevo, la cara donnetta a sparare teologicamente a zero su Famiglia cristiana? Sarà anche vero che chi non cambia mai idea è uno stupido, ma gli ex-qualsiasi cosa sono sempre davvero i peggiori, disarmanti e sempre pronti a rendersi ridicoli come un qualsiasi Bondi o Ferrara del cazzo.

lunedì 22 giugno 2009

che prima o poi ti fregherà


Mentre mezzo bdcdP esultava per la saggia elezione di un sindaco decente, io al cinema guardavo I love radio rock. Mah, forse era meglio festeggiare in piazza: a parte la bella musica (che in gran parte alberga già felicemente nel mio iPod) e le gigionerie di Philip Seymour Hoffman e Kenneth Branagh (piaciuto più il secondo, in verità), si tratta di una commediola carina ma innocua che hai già dimenticato mentre scorrono i titoli di coda. Problema opposto per Look both ways, divertente esempio australiano di come si possa parlare di cose terribilmente complicate come la paura della morte con semplicità, ironia e qualche guizzo originale. Unico difetto, la colonna sonora: invadente, didascalica, piaciona. Peccato.

domenica 21 giugno 2009

quarantore


Due giorni scarsi e improvvisati per convincere il fratellone che andrà tutto bene senza bisogno di dirgli nulla. Nel frattempo, ho trovato il tempo e la voglia per vedere la mostra di Robert Wilson, e lì ho imparato quattro cose fondamentali: sarebbe stata molto più divertente se l'avessi vista con una certa persona; mi piacerebbe che l'installazione che ha per protagonista Salma Hayek occupasse una stanza di casa mia; Dita von Teese ha le tette più straordinariamente Fenech-style che si ricordino da vent'anni a questa parte; Palazzo Reale pullula di gente ignorante e vecchiette in attesa che le mutande sotto la pioggia mostrino il meglio di Brad Pitt.