venerdì 30 gennaio 2009

conosco un posticino


Nel suo locale L. sta proprio bene. Come M. è un po' dimagrito e
ieri sera quella luce paracula negli occhi neri sembrava brillare ancora di più. Un'ulterore dimostrazione che chi va via da qui riprende colore, perde i chili in eccesso o prende quelli in difetto. Mi chiedo l'effetto che farà a me allontanarmi da qui, quando e se ce la farò.

mercoledì 28 gennaio 2009

qui vs. lì (ovvero eri mi stimola...)


Eridanya – chi non la (s)conosce non sa cosa si è perso – ispira questo post, il cui sottotitolo mi è stato a sua volta ispirato da Madame K. Eri, e non solo lei, considera blogspot un posto più serio e importante di quello da cui entrambi arriviamo. Posto che, per comodità (?), chiameremo Lì. E visto che a me piace sviscerare (o spaccare i coglioni, chissà), ho pensato e ripensato a questa cosa. Ho anche girato e rigirato senza sapere dove andare (ho però evitato di cenare a prezzo fisso seduto accanto ad un dolore, giacché di solito il dolore mi fa venire troppa fame o me la fa passare, ma questa è tutta un'altra storia). Insomma, complice la pausa pranzo ho iniziato, Qui e Lì, a cliccare su “blog successivo”. Una quarantina di Qui, una quarantina di Lì e... incredibile ma vero, quanto a contenuti, a parte le mille lingue diverse di blogspot, le differenze non mi sono sembrate poi così eclatanti. Qui come Lì ci sono teste pensanti e teste di minchia, idee e forzaquelchettepare, curiosità e glitter, ironia e barzellette da psiconano. Se parliamo di forma, invece, le cose cambiano eccome. È come passare da Windows a Mac, dal precotto al pranzo della festa di mammà, dal monolocale in un condominio di paese a un loft di proprietà al centro di una capitale europea. A cominciare dal fatto che le tue idee, se ce le hai, puoi scriverle in un posto che puoi progettarti di sana pianta. Se sei pigro o non ci capisci una mazza, puoi anche tirar via solo un muro (tranne quelli portanti, ovvio), appendere una mensola a 50 centimetri da terra, mettere la cucina in camera da letto e il cesso in soggiorno. Puoi persino decidere che quella amena barra in alto con scritto Blog successivo ti stimoli qualcosa di molto diverso da quello che ti stimola Eri, e puoi toglierla. Puoi (ma tu guarda!) aggiungere una pagina in cui dichiari che il contenuto del tuo blog è per adulti. O, mal che vada – e questo è il massimo della censura che Qui si conosca (a meno che tu non infranga la legge) – quella paginetta te la aggiunge d'ufficio qualcuno di Qui. Insomma, non proprio come funziona Lì.

martedì 27 gennaio 2009

speriamo che sia femmina


Lui è quasi un fratello, lei mi piace molto. Lui è il primo dei miei amici storici che avrà un bambino, lei ne sarà la madre. Fa un certo effetto, ma sono davvero contento. Contemporaneamente, pur non invidiandoli, ripenso a un'occasione perduta, a F. e a quella piazza genovese, come grattar via una vecchia crosta e scoprire che sotto c'è ancora una ferita fresca. E, sebbene improbabile, una piccola paura che scelgano quel nome.

giovedì 22 gennaio 2009

milano (poveri pirla di...)


Andrea Casamassima è uno che dà peso alle parole. O semplicemente è uno a cui lo psiconano sta sul cazzo. Che poi sono due buoni motivi per essere d'accordo con lui. Qualche tempo fa aveva denunciato il ducetto di Palazzo Grazioli in quanto inadempiente nei confronti del famigerato contratto con gli italiani. Forse perché il notaio era Bruno Vespa, il tribunale civile di Milano non ha ritenuto fondata l'accusa. Morale: Casamassima dovrà dare 500 euro allo psiconano (che vadano tutti in medicine, se dio vuole) e 7.551 allo stato per le spese di giudizio.
•••
Springsteen salterà Milano per il prossimo tour. M'importerebbe sega (verrà a Torino), ma le motivazioni meritano una riflessione. L'ultima volta che Springsteen ha suonato a Milano è stato denunciato per eccesso di decibel: San Siro, dopo le 23.30, deve morire. Impossibile emettere una nota troppo alta, anche se sei il Boss e il tuo concerto dura tre ore.

P.S.: quanto al titolo del post, che Guccini mi perdoni!

martedì 20 gennaio 2009

che


L'ultimo film che avevo visto in “diretta televisiva” (non registrato, non scaricato, non in dvd) credo fosse, qualche anno fa, La finestra sul cortile, uno di quegli Hitchcock da mandare a memoria, di quelli che dici «Mah, ne vedo ancora un pezzetto, poi cambio» e prima che te ne accorga sei ai titoli di coda felice e pago come un puciu. Ma ieri sera c'era W. di Oliver Stone e la curiosità ha avuto la meglio sull'orticaria che mi suscitano l'obbligo del giorno, dell'ora e delle interruzioni pubblicitarie. Ne valeva la pena, anche se non si tratta di un film fondamentale. D'altra parte, Kennedy e Nixon, nel bene e nel male, erano grandi personaggi: facile per Stone ricavarne grandi storie. Forse è per quello che stavolta, per parlare di Bush jr., ha messo da parte l'epica e ha puntato sul taglio ironico, lo sguardo divertito. L'unica cosa indigesta come il famoso salatino, l'imbruttimento di Thandie Newton, sacrilegio necessario per una maggiore somiglianza con Condoleeza Rice. E poi quei congiuntivi saltati qua e là... Ora, ditemi che non è un errore di chi ha curato la versione italiana, ditemi che è un modo per rendere l'ignoranza del personaggio. Per favore.

P.S.: durante una pubblicità ho visto che, a X-Factor, Neri Marcorè travestito da Cesare Cremonini dava suggerimenti ai concorrenti. O forse era davvero Cesare Cremonini.

lunedì 19 gennaio 2009

gli occhi di malcolm mcdowell


Questo weekend io e madame Bovary abbiamo fatto intima conoscenza: sono giunto a metà delle sue vicende e sinceramente mi chiedo com
e ho fatto a vivere per 39 anni senza aver mai letto Flaubert. Io ed Emma abbiamo anche fatto le pulizie di Pasqua (che la primavera non ci colga di sorpresa!), cucinato per i due giorni a venire e, dulcis in fundo, ci siamo dati ai piaceri proibiti: grazie al Mulo, abbiamo potuto guardare tre grandi invisibili, tre film scandalo, tre lacune piuttosto imperdonabili per uno che sostiene di essere appassionato di cinema. Abbiamo iniziato con Je vous salue Marie di Godard, annunciazione in chiave laica e moderna, gran casotto da parte della Chiesa, accuse di blasfemia, picchetti di invasati, persino una torta in faccia al regista in quel di Cannes: noi non l'abbiamo trovato per nulla blasfemo, anzi ci è parso piuttosto pervaso di spiritualità; peccato che sia un film mortalmente noioso (come quasi tutto il Godard degli ultimi trent'anni), il cui unico pregio è la brevità. Tutt'altra cosa I diavoli di Ken Russell, tratto da una storia vera accaduta durante l'Inquisizione: qui lo scandalo non è certo nella condotta del prete libertino protagonista (grande Oliver Reed) né nelle fugaci passere al vento delle suore finto-indemoniate, ma nella figura che ci fa la Chiesa del tempo (?), pronta a ricorrere a Satana pur di distrarre l'attenzione dagli intrallazzi politici. La grande sorpresa però è giunta con la versione integrale (o almeno "la più integrale" di tutte quelle attualmente disponibili, 156 minuti) di Caligola: io e Madame avevamo letto di tutto, e di tutto ci aspettavamo. E invece. E invece abbiamo deciso che ci piace proprio perché è così: un pastiche esagerato, colorato, kitsch, pop porno (questo sì, davvero), visionario, lisergico, potente, con attori del miglior teatro inglese, sequenze geniali (la nave-bordello), sceneggiatura di Gore Vidal, soldi del patron di Penthouse non ancora convertito al silicone e regia (fra gli altri) di Tinto Brass, in transito dalle anomale pellicole anarchiche degli esordi all'odierna triade culi-specchi-organetti. Insomma, un film probabilmente fuori tempo massimo per quegli anni: i micidiali Ottanta erano alle porte e con loro il tramonto della rivoluzione sessuale, il dramma dell'aids, l'avvento dell'erotismo patinato. Ad ogni buon conto, se fosse stato girato – che so – da uno come la buonanima di Derek Jarman, Caligola sarebbe già stato rivalutato. Ma io e Madame ne siamo sicuri, diventerà un cult vero, questione di tempo.

venerdì 16 gennaio 2009

il uai e il bicàus


Il bambino è nato ieri sera. È ancora grigio e sporco di placenta, ha gli occhi chiusi e al momento non piange. Per adesso ha un nome, Montecristo, e poco altro. Perché Montecristo? Perché il romanzo di Dumas è uno dei miei libri della vita, perché tutti sognamo prima o poi di fuggire dalla nostra If personale, trovare una Montecristo in cui rinascere, quindi tornare belli ricchi e spietati (citazione colta da nonno Libero, quello vero dei film con la sora Edvige) a far danni. Ben arrivato a me che non so ancora come funziona qui dentro ma intanto vado avanti, ben arrivato a chi passa da qui per caso, ben ritrovato a tutti gli altri.