mercoledì 1 luglio 2009

auting


Per chi non lo sapesse, Monk è un telefilm poliziesco il cui protagonista è un autistico che proprio in virtù del suo handicap riesce a risolvere casi complicatissimi: insomma, per lui una penna fuori posto è illuminante come una macchia di sangue per Dexter (non sapete neanche chi è Dexter? vabbè, continuiamo così, facciamoci del male). Ora, a me Monk piace (lo scarico dal mulo in quanto guardare retequattro è contrario alla mia religione) ma il personaggio m'inquieta davvero non poco. Il fatto è che i miei libri e i miei dischi sono disposti in ordine alfabetico per autore e, per ciascun autore, in ordine cronologico (odio le raccolte); se m'inviti a casa tua e c'è un quadro storto, stai tranquillo che prima o poi lo raddrizzo; e se in un negozio qualcuno ha preso in mano un libro, un disco o un panetto di burro e poi lo ha riposto storto, capovolto, nel posto sbagliato, beh... io vado e lo rimetto come o dove stava. Certo, il mio letto è sfatto, la scrivania è un bordello e al momento non risolvo delitti, ma questi sono dettagli. Forse.

21 commenti:

  1. ehm... quanto vuoi per rimettere in ordine la mia libreria, che una volta, dico una volta, seguiva una sorta di rigorosissimo principio e ora vive in un caos spontaneistico ma molto poco fruibile?

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  2. oh bè, ma tutte quelle fisime maniacali da zitella acida le ho pure io. Ma, essendo appunto zitella acida, ho una giustificazione. E tu, che scusa hai?

    (poison manco a deerlo)

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  3. perché, pensi che io mi senta normale quando dico che di ogni libro acquistato devo per prima cosa leggere la fine? Tutti abbiamo manie, rituali... io penso che siano libertà (anche se a volte se ne può diventare schiavi)... magari dalla razionalità. Forse certe persone sono semplicemente molto più libere... :)

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  4. sandali: parliamone. a quanti libri ammonta, intanto?
    ms: ebbbrava!
    poison, sed e roberta (che non riesce a postare il suo commento): i miei comportamenti m'inquietano, avevo voglia di renderli pubblici come molte cose della mia vita su questo blog, ma non ho nessuna intenzione di cambiarli né di cercare scuse. forse ha ragione sed, chissà. ah, e poi adesso poison e roberta avranno capito tutto del post precedente :D

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  5. Ma Monk non era quello che diceva "manomano"? O era Mork?

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  6. ognuno di noi, può essere più o meno inquietato dai suoi comportamenti, poichè quello che ci sfugge è che l'equilibrio è l'unica ricetta per far girare bene la nostra vita senza cadere o essere vittima delle nostre manie.
    Almeno noi siamo fortunati e possiamo farlo.
    Roberta

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  7. ladoratrice: potrei mettere su un'agenzia. a te cosa serve?
    evaso: mork diceva nanonano ma in effetti era un disadattato non molto diverso da monk. effetti della coca (e della sceneggiatura) su robin williams

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  8. mork non era un disattato ma una sorta di marziano e quindi aveva dei canali diversi di comunicazione. Ma perchè bisogna usare il termine disattatato? siamo tutti dei disattatati.
    Mi sono documentata e monk non è un "disattatato" anzi, è una persona che aiuta la polizia a risolvere i casi. Siamo noi i disattati che non permettiamo a chi è più svantaggiato di sganciarsi dai preconcetti e tirare fuori il meglio di sè.

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  9. entrambi i telefilm in fondo partono dallo stesso presupposto: metti dentro un contesto "normale" qualcuno che "nella norma" non è (e sottolineo l'uso delle virgolette ché, per citare una bella rassegna milanese, sono più che convinto che «da vicino nessuno è normale»). credo che la sfida di monk fosse quella di non creare un personaggio patetico o stereotipato, ma uno che risultasse credibile, simpatico, e in fondo, ma forse soprattutto, contiguo se non vicino alle nostre piccole grandi manie. uno «così lontano così vicino» insomma. secondo me ci sono riusciti. e poi perché aver paura delle parole se, come mi dimostri bene anche tu, possiamo comunque utilizzarle per illustrare le nostre ragioni? "disadattato" è una parola che puzza un po', te lo concedo, ma mi fa più paura l'ipocrisia di certe parole più "profumate"

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  10. disattato è una parola che mi fa proprio male.
    Dentro.
    Mi sono sentita disattata tante volte nella vita. Inadeguata. FUORI. Appunto: AUT.
    E paradossalmente ora mi trovo a vivere la stessa esperienza in maniera diversa. E sono piuttosto confusa. Perchè è nel riconoscimento della nostra imperfezione che sta la chiave di tutto.
    La sfida non deve partire dal presupposto di "sdoganamento" di un disturbo più o meno grave. Poichè quel disturbo E' - fa parte della nostra natura, dei nostri limiti che noi non vogliamo guardare, accettare. Quindi, o non vogliamo vederlo. O cerchiamo di indorarci la pillola...
    Lo so', tra i due mali meglio quello minore. E ovviamente io pretendo troppo da chi non è stato toccato in prima persona. Ma mi sono guardata dentro e siamo tutti a rischio di pazzia... basta guardare come siamo ridotti! La cosa che mi fa rabbia è che non vogliamo ammettere quanto siamo limitati. E lo so' che sono solo una idealista individualista e sola, ma ho la mia certezza che è quella che la vita non è "a compartimenti stagni" mai. Perchè solo ammettendo la nostra vera fragilità di fronte alla nostra piccolezza (perchè piccolissimi siamo) che possiamo davvero, forse, continuare a vivere senza soccombere.

    Mi piacerebbe un film o un telefil, che facesse vedere davvero cosa è un autistico grave... senza la chiave romantica. Mi piacerebbe vedere un film coraggioso in cui si racconta cosa può provocarlo.
    Ci arriveremo, spero.
    L'unico film che finora ho visto che tratta l'handicap in maniera VERA è stato le chiavi di casa.

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  11. Ho iniziato a vederlo, son quasi alla fine della prima serie, anche se un intoppo torrentZio mi impedisce di trovar la seconda. Ma non demordo. E non mi dispiace neanche a me. Anche se gli autistici non credo sian così vivaci e socievoli.

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  12. charlie: io ho fino alla quinta completa. gnegne gnegnegnè ;)

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  13. Medito. Monk non è un autistico, tuttalpiù un ossessivo compulsivo credo. Un nevrotico. E secondo me no, non siamo tutti a rischio di pazzia, e no, non si può mettere il rituale o la piccola mania sullo stesso piano della malattia mentale e dire sono solo persone più libere, si crea una confusione tale per cui non si riescono più a trovare le risposte, se si mescola tutto. Pare che uno debba esser "libero" di essere pazzo. La pazzia è una gabbia tremenda e non permette sgarri. Non c'é niente di libero in un pensiero malato.
    E poi parlare di pazzia è un conto, di handicap mi pare altro.

    Che calderone....

    Rankuri

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  14. il malato di mente, cronico, E' un handicappato.
    Secondo te non siamo tutti a rischio di pazzia. Beh allora dovresti leggerti qualche libro di psichiatria o neuropsichiatria... poichè la differenza tra un genio e lo scemo del villaggio è minima.
    Cosa vuol dire poi "la pazzia è una gabbia tremenda e non permette sgarri?" si può guarire anche dalla pazzia a meno che non si cronicizzi come tutte le malattie. E ci sono stati casi di gente che è riuscita a conviverci...

    Mork era un marziano. E quindi, non riconosceva i nostri comportamenti umani.

    I comportamenti ossessivo compulsivi, poi, non necessariamente sfociano in pazzia. Ma talvolta possono accompagnarsi anche a sindromi neurologiche gravi.
    Certo sembra un calderone, è un discorso difficile da fare qui.

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  15. per charlie b.
    Le persone autistiche o con tratti autistici possono essere persone con una gioia di vivere inimmaginabile ed essere anche socievoli:-))
    sono incapaci di provare rancore, sono leali e dolci e non farebbero mai del male a nessuno:-) E ti assicuro che sorridono alla vita:-)

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  16. per rankuri e, immagino, roberta: credo che sed, a proposito di libertà, intendesse qualcos'altro, ma magari mi sbaglio, ce lo spiegherà lei se ne avrà voglia. quando ho ideato questo post non volevo fare discorsi alti, non ci pensavo neanche anche perché non ho né la competenza né l'esperienza in materia. volevo solo fare auting (gioco di parole forse non finissimo ma a mio modestissimo parere divertente) su qualcosa che mi accade da anni ma che, grazie (o per colpa) di monk, sto guardando da un po' di tempo sotto una luce diversa. sì, forse con i commenti il rischio calderone è in agguato, sicuramente quello in cui ci siamo imbarcati è un discorso difficile, ma non svilirei il tutto solo perché questo è un blog che si occupa di tutt'altro. la vita, che in diversi modi e forme grazie al cielo scorre anche tra queste righe (e non solo le mie) è fatta di cazzate e di situazioni drammatiche, di cinema e di politica, d'amore, di morte e di altre sciocchezze (per citare uno dei miei titoli gucciniani preferiti). felice di ospitarvi ancora, per una battuta leggera leggera come per un discorso più impegnativo

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  17. che poi alla fine tutto è un calderone, nella vita...
    Sed in poche righe e con il dono della sintesi ha detto un grande verità.
    Io ho parlato per quella che è la mia esperienza di vita poichè ne sono profondamente coivolta, nella fattispecie...
    Sono comunque felice di aver parlato un po' e di essermi confrontata... alla fine è servito.
    Ringrazio per l'ospitalità.
    A presto e buona notte.

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  18. Ho dimenticato la firma.
    Roberta

    Mi è piaciuta la tua conclusione.
    Soprattutto perchè è stata chiara e risolutiva e sono pienamente d'accordo.

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  19. Sì, il discorso è difficilissimo...

    Provo a spiegarmi meglio, perché il post é divertente e i commenti interessanti. Penso che non siamo tutti a rischio di pazzia perché penso che non ci sia un nocciolo malato in ognuno di noi, ma che il pensiero si ammali solo in determinate condizioni. Dire che siamo tutti pazzi secondo me è come dire che siamo tutti sporchi del peccato originale, per me non ha senso. E' una generalizzazione che non mi convince e che secondo me tende ad un appiattimento, mentre invece le sfumature sono importanti. Penso alla pazzia intesa come quello che un giorno, dopo una vita tranquilla, si alza e stermina la famiglia... O la mamma che mette il figlio in lavatrice o se lo scorda in macchina sotto al sole. Secondo me non sono cose che possono succedere a tutti. Questo volevo dire. Quanto al fatto che la pazzia secondo me è una gabbia... mi resta difficile spiegarlo ma... bhé, a tutti i livelli, che un comportamento sia lieve come il dover raddrizzare una cosa storta o così terrificante come non poter uscire da certi comportamenti autodistruttivi... sono come situazioni che incatenano a degli schemi, non ci sono altre scelte da poter fare. E' come se mancasse un guizzo improvviso che ribalta tutto, che crea un nuovo. Dover sempre rimanere su dei binari, su un prestabilito. Però è possibile spezzare questo ripetersi, sono d'accordo anche io sul fatto che da quasi tutto si può guarire :-)

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