martedì 11 agosto 2009

metti, una sera a cena


Caro Beppe,
complice il deserto in città e nel frigo, l'altra sera sono finalmente andato al ristorante qui sotto. Vorrei poterti dire che ci si sta male, ma non è così. Certo che se voglio sentirmi a casa, mangiare piemontese, entrare per primo e uscire per ultimo, beh allora non ho dubbi: vengo da te. Uh, la cameriera è molto più giovane e carina di tua figlia, ma questo è un dettaglio. Comunque, a te che sei uomo di mondo, vorrei chiedere un'altra cosa. Al tavolo a fianco avevo due ragazze sui vent'anni, a quello di fronte due coppie di cinquantenni. Le prime sembravano uscite da una rivista di moda, dettagli ton sur ton, un bigiottame che neanche la madonna in processione, capelli perfetti, praticamente finti. A parte i discorsi sulle corna estive e il mangiare praticamente accasciate sul tavolo, erano molto più cinquantenni di quelli in bermuda e vestiti a fiori poco distanti che si raccontavano del lavoro e di come sarebbe stato bello essere in vacanza. Che voglio dire? Boh, portami un bicchiere del tuo Dolcetto, magari qualcosa mi verrà in mente.

2 commenti:

  1. Io dico che le ragazze di vent'anni le abbiamo fatte noi. Non noi noi, eh. Quelli della nostra generazione, intendo. Più o meno. Si è capito? Un Dolcetto anche per me, grazie. Ciao Espe

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