mercoledì 31 marzo 2010

si viene e si va


F. mi scrive che va via. No, non parte per l'estero disgustata dall'esito delle regionali. Si trasferisce 670 chilometri più a sud col suo compagno. Lui ha un nuovo lavoro, lei no, ma non le importa. Un po' perché sta con lui, un po' perché è stufa di quello che fa e vuole guardarsi intorno. No, da parte mia nessun rimpianto sentimentale. Tanta invidia, quella sì. E il desiderio che ci riesca. Lei, io, e tutti quelli che hanno voglia di voltare pagina, possibilmente in due.

martedì 30 marzo 2010

'o sapete che ve dico?


A voi che siete andati al mare
e a voi che avete pensato di avere ancora il lusso di scegliere,
un solo invito:

domenica 28 marzo 2010

intervallo


Visto che le uniche proiezioni di cui mi fido sono quelle cinematografiche, finché non ci saranno dei risultati seri e definitivi vogliate gradire, senza pecore, un paio di perle dai siti di Repubblica e La Stampa.


giovedì 25 marzo 2010

espò 2010


C'è un posto a Milano con una rotonda che ti ci imbrogli quasi sempre. Un posto che di qua c'è via Padova, quella dove fino all'altro giorno ci si ammazzava tutti, adesso è la pace (forse quella eterna) e dove, se cercate bene, c'è una traversa con un piccolo ristorante friulano (è o no zona etnica?) in cui si mangia da dio (ma dio mangia?). A fianco c'è viale Monza: vai su e c'è lo Zelig (o c'era?), le puttane, la Brianza che tu pensi che è ancora Milano e invece è lì pronta, capannoni e tutto il resto. Sull'altro fianco, tiri su e c'è (c'era?) il Leonka, che io i centri sociali mai capiti, ma massimo rispetto. Dalla parte opposta, Buenos Aires (ma non la città, ché siamo a Milano, il corso!) con i negozi dello shopping un po' sfigato un po' no, il cinema Arcobaleno dove vidi un paio di film saran dieci anni, un mcdonald's che puzza fino a Porta Venezia e il ricordo di una delle canzoni più geniali di Lucio Dalla. Beh, comunque, sappiate che questo posto, con la rotonda e tutto il resto, è l'unico in cui mi piacerebbe presto incontrare Al Cafone. Incontrare, beh, adesso è una parola grossa. Vedere bene, diciamo. A costo di mettermi anch'io a testa in giù.

martedì 23 marzo 2010

il corvo e la scrivania


D'accordo che nutrivo forse troppo grandi aspettative, ma cazzo, Tim, che cazzo hai fatto con Alice in Wonderland? Hai trasformato un visionario romanzo di formazione in un tedioso polpettoncino fantasy con poche idee e pure vetuste, peraltro in un 3d abbastanza inutile. Quanto agli attori, muglierete e Johnny Depp riciclano qua e là, Mia Wasikowska è un simpatico e affascinante neo sopra la bocca, Alain "Renatinomio" Rickman è come ti aspetti che sia il Brucaliffo. Spicca la Regina Bianca di Anne Hathaway che, a parte il fatto di somigliare a Cicciolina (non l'ho scritto io, ma mi trovo assolutamente d'accordo), è il personaggio più riuscito del film e anche l'unico che risollevi dalla noia: la scena della pozione, oltre a essere finalmente burtoniana, è davvero divertente.

lunedì 22 marzo 2010

di leggerezza e di pesanti passioni


Sua Bionditudine, miss Po(ison) e ms.spo(ah) hanno incontrato il sottoscritto nel cuore del bdcdP. Le previsioni del tempo non ci hanno preso. La noia nemmeno. Magari non era proprio primavera, però, tra un agnolotto e una finanziera, Beppe cantava.

giovedì 18 marzo 2010

soli, stanchi e forestieri


«La vita è un po' difficile a volte. Quasi sempre. Ma non per sempre»
(Nord, Rune Denstad Langlo)

E due. Quest'anno i buoni film in concorso al festival di Torino, evidentemente, c'erano. Nord è un piccolo film norvegese che è arrivato nelle sale italiane grazie a Nanni Moretti e che, nonostante parli di un alcolista depresso e imbranato e mostri un onnipresente paesaggio innevato, non è per nulla deprimente. Il protagonista, Anders Baasmo Christiansen, ha una faccia impagabile e, per capirci, siamo dalle parti del Kaurismäki più divertente: lo so che scritto così sembra brutto, ma io, alla morte del vecchio, ho riso una decina di minuti. Attualmente a Torino Nord è programmato in un cinema piccolo piccolo che ha un nome bellissimo. Io, fossi in voi, andrei a vederlo. Il film, ma anche un po' il cinema.

martedì 16 marzo 2010

riesce o nun riesce, semp'è grano chello ch'esce


- Secondo gli esperti arriveremo ai quarti e non oltre.
- Secondo gli esperti tu e io dovremmo stare ancora in galera.
(Invictus, Clint Eastwood)

Diciamola tutta: se Invictus fosse un racconto di fantasia, sarebbe una cazzata inenarrabile. E invece è incredibilmente storia, e di quelle con la esse maiuscola. Dopodiché, una sceneggiatura da fiction domenicale e una colonna sonora insopportabile (a cominciare dall'inascoltabile plagio di O sole mio) si reggono a fatica anche quando dietro la macchina da presa c'è un mito come Dirty Harry. A pensarci bene, sarebbe pure costato meno se Ciro Mandela l'avesse fatto Ghini e François Pienaar Beppe Fiorello.

P.S.: cari traduttori italiani, non vorrei dire una cazzata, ma tra invictus e invincible, invitto e invincibile, c'è una discreta differenza. O no? Sandali, tu che t'intendi di semantica, che ne pensi?

lunedì 15 marzo 2010

scrivi di meno, scopa di più


Caro anonimo giornalista della redazione milanese di Repubblica,
ogni santo giorno leggo il giornale per cui scrive. Non per masochismo, ma perché sono convinto che sia uno dei pochi leggibili da cima a fondo in questo sventurato paese (il minuscolo è voluto). Ora, si dà il caso che oggi mi sia disgraziatamente imbattuto nel suo articolo. Se lo faccia dire parafrasando Paolo Conte: no, certe cose non si scrivono, che poi le persone intelligenti ne soffrono. La notizia era divertente, leggera, di quelle che una volta si chiamavano “di colore”. E lei che fa? Da bravo pippaiolo perbenista, comincia con lo sfottò («Non hanno saputo resistere alla passione…»), prosegue a 90 gradi nei confronti della polizia (“volante” con l’iniziale maiuscola? e perché mai), ricorda la differenza d’età tra i due per sottintendere che lui è un pervertito e lei è una zoccola, insinua anche che siano dei mezzi balordi (quali sarebbero esattamente i «piccoli precedenti»?), infine li inchioda alla loro scusa, giustamente falsa come una moneta da tre euro. Se le tira ancora, ascolti me, segua il consiglio del titolo.

domenica 14 marzo 2010

germi di germi


Diffidare dei trailer, io l'ho sempre detto. Poi, da un po', se ci fate caso, puntano allo svacco. Fra qualche tempo vedrete la pubblicità, chessò, del nuovo di Kiarostami e scommetterete, giurerete, che a vederlo ci sarà da spanciarsi. Così immagino pensiate ci sia molto da ridere in Mine vaganti, e che le risate non siano neanche tutte di grana fine. E invece Ozpetek secondo me ha fatto il suo film più seriamente gaio. Con qualche momento divertente, sicuro, ma niente di più. Quanto alla recitazione, non ci sono cazzi, vincono le donne. Lunetta Savino, che rinasce ogni volta che fa qualcosa fuori dalla tv, Nicole Grimaudo, sempre più brava e sempre più gnocca da quando lavora con Ozpetek, e quel monumento di Ilaria Occhini, purtroppo sempre poco utilizzata nel nostro cinema. Ah, il mio titolo si capisce?

giovedì 11 marzo 2010

lourdes


Ieri sera, senza apparente intervento umano, dopo quasi cinque mesi di assenza e a 18 giorni dalle elezioni, sono riapparsi sulla mia tv, in (quasi) tutto il loro splendore, due dei tre mux mediaset. Il pastorello emilio annunciava a tutti il sacro verbo, che credo suonasse più o meno così: «Addenocchiate e vasame 'sti mmane».

martedì 9 marzo 2010

faccia di velluto


Prima o poi il tributo a Hitchcock devono pagarlo tutti. Sir Alfred è una specie di acquasantiera universale in cui si sono bagnate mani americane, inglesi, francesi, persino italiane. Ora è la volta di Scorsese che, come scopriremo, con Shutter Island ci prende per il culo con grande soddisfazione fin dalla prima scena. Ed è divertente, col senno di poi. Anche se io non ci avevo capito quasi nulla (la faccia del titolo c'est moi). Del film non posso dire niente, ha fatto meglio di me ms.spoah. È che mi sembra che qualsiasi cosa dica possa essere uno spoiler e il giallo vada a farsi fottere. Posso dire della curatissima fotografia, e mi fermo lì. Dell'interessante congegno psicoenigmistico, e mi devo rifermare lì. E della colonna sonora, un pozzo senza fondo di omaggi, e poi Mahler e Ligeti e John Cage e Richter... Ah, Max von Sidow porta egregiamente i suoi 81 anni, lui e mia zia sarebbero una coppia perfetta.

domenica 7 marzo 2010

ballo in fa diesis


Allora è proprio vero, le trombe del giorno del giudizio e non quelle di Turchetti stanno per suonare. No, niente Maya, niente 2012, non ci allarghiamo. È la nostra civiltà che è finita. Cosa vi aspettavate, che Napolitano non firmasse? Il presidente della Repubblica è un passacarte per Costituzione. E meno male, pensate se al suo posto ci fosse lo psiconano e questa fosse una repubblica (?) presidenziale. Non mi aspettavo niente di più niente di meno di questo pastrocchio “all'italiana” (chiedetevi perché da sessant'anni almeno quasi in tutto il mondo si usa questa espressione). Luttazzi è convinto che quell'essere sia al capolinea, io credo che lo siamo noi. Abbiamo paura della morte, non è mai un buon segno. Lo dico da appassionato di cinema, ché nella filosofia ho smesso di credere da mò: è un caso che in un paese più o meno cattolicamente libertino, dove la censura cinematografica – sesso a parte - sonnecchiava allegramente da un po', nel giro di un mese due film sull'elaborazione del lutto (Amabili resti e Shutter Island) siano stati vietati ai minori di 14 anni?

giovedì 4 marzo 2010

fratello, dove sei?


A leggere i giornali prudono le mani, non ci sono cazzi. Scrivessi le cose che mi passano per la mente, finirei in galera senza passare dal via e senza neanche poter sperare nella buona condotta e in qualche ospitata da vespa. Ma mi chiedo per chi, per che cosa? Per chi in una notte è passato da fascista a democristiano? Per chi ha tirato le monetine a craxi e poi ha votato psiconano? Per chi giustifica i cialtroni, compresi i propri figli? Per quelli che si lamentano delle tasse e poi non le pagano? Per chi compra gli hamburger dei barboni e le pillole dimagranti delle tv? Per quelli che credono in un dio miseramente fatto a loro immagine e somiglianza? Per quelli che devono avere un padrone, non importa di che appartenenza o colore? O per i proibizionisti di tutto, che poi però hanno bisogno di fumare, di lavorare, di appartenere, di scopare, invece di averne semplicemente voglia? Da giorni pencolo tra questa e questa, comunque sempre Gaber. E se questo disegno si completa, mi dispiace, ma non do né il culo né la vita. Vado semplicemente via.

dedicato con affetto a non.sono.io, ché per essere un commento mi sembrava troppo lungo...

mercoledì 3 marzo 2010

a volte una poesia può uccidere un dettaglio


Sì, va bene, la canzone di Ruggeri diceva l'opposto. Poco importa. Quella canzone, tra l'altro, ha un titolo bellissimo. Comunque stavolta non parlo di musica ma di cinema. E il titolo si riferisce a La bocca del lupo, sorpresa dell'ultimo Torino Film Festival: strano docudrama, crudo e tenerissimo insieme, è il racconto vero di una storia d'amore che sfida la lontananza, la galera, le differenze e le diffidenze, tra uno sbandato siculo in terra di Genova e un travestito che è, per citare Queneau, «né in tutto giovane né in tutto signorina». L'ultimo quarto d'ora sembra la versione neorealista dei siparietti di Harry ti presento Sally, con i due che si raccontano finalmente insieme, ed è il momento più vero e bello del film insieme alla lunga, immobile e lacerante sequenza del bar. Peccato per la poesia, in agguato come un brigante di strada in forma di voce fuori campo: leziosità autoriale inutile, il film emoziona anche – anzi soprattutto - senza.

lunedì 1 marzo 2010

la vecchia giacca nuova


Com'è Il figlio più piccolo? Mettiamola così: hai presente una giacca? Il modello non è originalissimo ma è di quelli intramontabili che vanno bene su tutto. Il colore idem. La stoffa, caspita, è la cosa migliore. Peccato per la confezione: guarda le cuciture! C'è persino qualche filo qua e là, e i bottoni, che pure sono di qualità, penzolano un po'. Il sarto aveva fretta? S'è distratto? Stava facendo altro? Chissà. Però Zingaretti è grande, De Sica recita, la Morante la amo, Nicola Nocella è perfetto. Quando si dice la stoffa, appunto. E, per favore, ditemi che quella vecchia con gli zigomi da gatta NON è Sydne Rome.