martedì 31 agosto 2010

jazz o sesso o zuppa


Dice: andiamo a vedere Urlo? Di che parla? Poesia e beat generation. Ora, come dissi da qualche altra parte, io sto alla poesia come lo psiconano alla legalità. E la beat generation, beh, non lo so. Credo che il movimento, le idee, siano stati comunque più importanti delle opere artistiche che ne sono scaturite. E Sulla strada di Kerouac per me è una pippa al pari della Recherche, col vantaggio di essere infinitamente più breve. Premesso ciò, si sono spente le luci, è partito l’incipit del poema (Ho visto le migliori menti della mia generazione…) e io mi sono innamorato di questo film. Sarà che il temuto alternarsi di vari piani narrativi (processo, intervista, lettura, le belle sequenze di animazione) funziona perfettamente. Sarà che quel processo per oscenità risale a 55 anni fa ma che la questione della libertà di stampa è sempre di un’attualità cocente. Sarà per l’impagabile galleria di mostri che si alternano al banco dei testimoni (Marie-Louise Parker!). Sarà che il mio ammmore ha sempre ragione. O almeno così dice.

P.S.: Jeff Daniels somiglia sempre più a Jimmy Fontana. Mi aspettavo che da un momento all’altro attaccasse Il mondo

venerdì 27 agosto 2010

’a criatura


- Mi metto il goldone.
- Ho un desiderio di maternità.
- Ho un desiderio di paternità.
- Mettiti il goldone.
(Cara ti amo, Elio e le Storie Tese)

C’è una coppia di scienziati. Lui ha i capelli pisciati e la faccia di Adrien Brody e guarda caso lavora in un’azienda il cui acronimo è Nerd. Vorrebbe un figlio da Sarah Polley, che invece prova a non pensarci nemmeno, in quanto teme di essere una pessima madre com’è stata la sua. Fanno strani esperimenti combinando dna diversi per creare esseri da cui estrarre vaccini per curare malattie, ma lei è stanca di cacche viventi e decide che per fare un uomo non ci voglion vent’anni: triga e briga, crea uno strano animaletto femmina. E da qui in poi sono cazzi. Perché Splice di Vincenzo Natali diventa un film che vorrebbe volare alto e trasformarsi in un incrocio tra uno psicodramma e una tragedia greca. La creatura cresce a velocità incredibile ed è sempre più umana. La donna si sente sempre più mamma e comincia a trattarla nel bene e nel male (soprattutto nel male) come sua madre faceva con lei. Lui, disorientato dalla sensualità di quest’essere, finisce per farsi sedurre e scopare in una delle scene di sesso più bizzarre che io mi ricordi. Boh, ho spoilerato abbastanza, secreto il finale (che è meno scontato di quanto ci si possa aspettare) e ripeto boh. Con materia del genere Cronenberg ci avrebbe fatto faville, Natali tira fuori un prodotto discreto e gelido che di tanto in tanto sbava sul bmovie.

mercoledì 25 agosto 2010

mondo beppe


Un paio di chili in più causa pesce e alcool, il mio ostamico è tornato dalle ferie comunicandomi che lascia l'attività alla figlia. Lui starà lì, ma scommettiamo che non sarà lo stesso? Fra qualche ora incontrerò lei e mi sento come un padre che vede per la prima volta il genero. Intanto ho davanti uno che si gratta spudoratamente le caviglie ben sapendo che la donna che lo accompagna, e che gli parla di un lui geloso, non si concederà mai se non per vendetta. Dietro, un produttore di vini (così mi dicono, siciliano aggiungo io) con omone spillasoldi e russa finta gnocca al seguito. Accanto, una felice coppia di età avanzata non officiata dal benedettesimo che scherza di gelosie, a nordest un ex depresso che sprizza solitudine, sembra la versione piemontese di Piero Mazzarella e mi racconterà, senza tanti giri di parole, dei suoi superati problemi col sesso. Fine serata per soli uomini? Mah.

martedì 24 agosto 2010

fin dove si tocca


Che se non lo vedi non ci credi. Voglio dire, sei in piscina, d’accordo. Vuoi rilassarti, ok. Sei discretamente gnocca, nerissima in un costume bianco fatt’apposta perché gli altri possano dire «ma quanto è abbronzata!». Ma davvero vuoi leggere il libro della Clerici? Potresti darti un tono come quell’altra, l’unica con le tette ignude, che si fa massaggiare da un uomo grassissimo mentre legge Le età di Lulù. Che io non ho letto, mi è bastato il film di un moralismo segaiolo da rasentare la botta di sonno, ma sarà pur meglio della Clerici, no? Oppure potresti giocare con quei tre ragazzotti che sputano su Tarantino, leggono le figure di Sport Week e due su tre hanno la proprietà di linguaggio di un bradipo con la bocca impastata (quello che parla meglio l’italiano non è italiano…). E invece Clerici. Va beh, mi giro dall’altra parte. Ragazzini fanno il bagno con il pinocchietto (perché non ti metti su anche la polo già che ci sei?) o con le mutande firmate che spuntano fuori dal costume. Coppia di anzianotti, lei ha uno di quei rotocalchi da parrucchiera. Sbircio sull’orlo dell’orrido: in copertina, smarmellata a colpi di Photoshop, la cazzara della domenica annuncia che si è fidanzata dopo il divozio. Divozio, sì, e non è un calembour, è un refuso. Sciatteria impeccabile, adatta ai tempi.

lunedì 23 agosto 2010

la bellezza dei margini


Perché forse è proprio questo che distingue a un certo punto una cena tra blogger da una cena di un gruppo che nel frattempo è diventato anche altro. Insomma, la piacevolezza di una serata con miss po', sua bionditudine, la mia compagna in tutto il suo splendore ed etichetta stretta di fidanzata del dottor Piazza (nostalgia canaglia di miss Po') nonché, dulcis in fundo, quella carogna (e mica posso rovinarle la reputazione...) di espe, si è fatta tangibile anche nelle sensazioni... come dire? indirette. Che poi sono quelle che la suddetta espe ha provato. Ora, vi confiderò un segreto: chi di voi mi conosce sa che paragono sempre la mia memoria a quella di un Vic20. Quello che non ho mai detto è che il primo computer su cui ho messo le zampine è stato un Lemon (giuro!), caso unico di Mac non Apple, presto sparito dalla circolazione ma su cui feci una cacatella di corso di informatica nel lontano... Beh, erano molti molti anni fa in una galassia lontana lontana. Ma quel che è peggio, doveva passare ancora un bel po' di tempo, almeno sei-sette anni, prima che possedessi un computer vero, mio. Apple. LC630. Bello. Che sta ancora nel bdcdB e che forse su ibei ci tirerei qualche lira. Insomma, fatevi i conti, io il Vic20 non sapevo neanche che fosse. Ma tutto questo, con quello che volevo dire, non c'entra nulla. È che tra un Roero e una Barbera mi è venuto in mente un fatto strano: da bambino non guardavo le ultime puntate. Che – cacchio - passi per Zum il delfino bianco (avete presente la pubblicità del Galak? ecco!) ma non sapere come andava a finire Atlas Ufo Robot o Prigionieri della pietra, perché? Oggi – vivaddio – per correre ai ripari c'è il mulo, ma mi viene in mente che probabilmente, quel bambino davanti alla tv, o si sentiva tradito o non voleva rimanere deluso.

giovedì 19 agosto 2010

fangoterapia full immersion


I montagnin alle terme sembrano i milanesi a Cortina nei film dei Vanzina. Scaccio con la pennica qualcuno che sfotte un’assente il cui unico insormontabile difetto è bere acqua di fonte e non di bottiglia. Dietro di me una coppia si sbaciucchia, ma l’orecchio s’inganna, in realtà si tratta di un perticone di 16 anni che sta facendo un pompino a un ghiacciolo. Al ristorante tutti mangiano tanto, troppo, come fosse l’ultima polenta, l’ultimo spezzatino della vita, eppure anche a 1200 metri è sempre il 16 di agosto. Poi i culi pesanti spariscono ingoiati dalle grotte sudatorie: mariti preoccupati attendono ma non osano entrare, mandano gli amici a controllare, guardano l’orologio come in un brutto film su un reparto maternità.

martedì 17 agosto 2010

la vendetta del dottor k


Prima di tirare le cuoia, l’emerito pezzo di merda ha spedito lettere alle più alte cariche dello stato. Minatorie, probabilmente.

lunedì 16 agosto 2010

crocicchio


La Puglia che incontra il bdcdP incontra la Puglia che incontra la Palestina che incontra il bdcdP in una sera in cui piove dappertutto tranne qui. I grilli fanno da sottofondo, i lampi sono lontani, il tuono è solo il rombo di una moto. Madamine sfotticchiano una fricchettona che si agita arabeggiante, poi balla in disparte. E io che della tipa volevo pensare il peggio, ora faccio il tifo per lei. A fine concerto passiamo a cinque metri forse meno da Nabil: ho deciso che lo amo, ma te molto di più.



mercoledì 11 agosto 2010

dell'utilità di fb (parte prima)


Aiuta ad avere delle certezze.

martedì 10 agosto 2010

ho bisogno di una lunga lunga vacanza


- Buongiorno, potrei parlare con Rocco Siffr… Ehm, può passarmi Rocco M.?

lunedì 9 agosto 2010

do you, mister lopez?


Quando uno è fico anche vestito da Freddy Krueger c'è poco da dire, quindi sorvolerò su Robert Downey jr. e parlerò soltanto de Il solista. La cosa che mi incuriosiva di più era il motivo per cui fosse stato scacato in patria e, di conseguenza, destinato alle sale cinematografiche italiane intorno alle feriae augusti. Primo: non ha un lieto fine, ché la schizofrenia – si sappia – non si cura soltanto con l'ammmore e la pazienza. Secondo: la Los Angeles del film, nonostante ci siano panoramiche dettate da amore puro che ricordano Manhattan di Woody Allen, non è quella da cartolina poliziesca cui ci hanno abituati, e la quantità di derelitti che la affolla è drammaticamente reale e attuale. Terzo: la musica classica non serve né per trombare né per introdurre storie d'amore tra straricchi annoiati. Magari sbaglio, ma forse no. E nonostante qualche ingenuità (i lampi di luce a rappresentare la musica si usavano tra i Sessanta e i Settanta, non oltre), il film non annoia, non è lacrimoso e, per citare il personaggio di Catherine Keener, è «personale, politico e attuale». Jamie Foxx è bravo, ma non fa urlare al miracolo come in Ray. Il finale è da mandare a memoria per tutti quelli che hanno il tu facile con chiunque, per qualsiasi ragione, appaia diverso.

domenica 8 agosto 2010

progetto di vita


Vorrei bere una birra con la mia donna, trovare un buon film da vedere stasera, galleggiare con i miei pochi euro fino a martedì, vedervi fuori da tutto il mondo (ché dal mio lo siete già). Credo di non avere speranze di ottenere una casa in affitto a Padova.

venerdì 6 agosto 2010

disorganizzazione


Il tuo seno in controluce vorrebbe una foto, tu no e io non ho la macchina con me.
Cazzo!

giovedì 5 agosto 2010

(dormi)rai


Erano anni che non ascoltavo stereonotte, ma le alternative erano radiomaria, m2o o schiantarci in autostrada. Beh, insomma, così c'erano questi due che pontificavano di gruppi che potevano anche essere inventati, niueiv e pseudo punk già scaduta all'epoca, anglotedeschi e via andare, scacando qualsiasi cosa fosse vagamente nota in quanto commerciale. Ma il fil rouge della nottata (atansiòn, truà-de-àn! avrebbero fischiato Guido Pancaldi e Gennaro Olivieri) era «Qual è la canzone che esprime meglio il senso dell'amore?». Tra gli insonni fighetti segaioli c'era anche gente normale, ma le loro mail, i loro sms, erano letteralmente demoliti. Sconvolto da tanto intellettualismo di 'sta cippa (possibile che tra questa supponenza da calci in culo e la friggitoria musicale dei network privati non possa esistere una via di mezzo?), ho accolto quasi con sollievo il giornaleradio delle 2. Gesù, come farlo leggere a un Pieraccioni che non prova neanche a farti ridere. E con pause che, si sa, in radio sembrano durare dieci volte tanto. Aridatece er Dentone, plis.

mercoledì 4 agosto 2010

e loro, dico loro, chi sono? (un post un po' sul po)


Io sono timido, che si sappia. E, detto tra noi, questa cena allargata mi preoccupava un po'. Ma tant'è, la presenza in tutto il suo splendore della premiata coppia miss poison-sua bionditudine un po' mi rassicurava. Poi sono arrivato in questo posto da tacco 12 ma senza raccomandazione, la Torinobbene in riva sul Po (quello senza apostrofo), che c'era già madame. Ché io non l'avevo mai vista ma già sapevo che era lei. Quella che non mi capisce, dice, e che si aspettava uno meno con l'aria da ragazzo. Abbozzo. Lei invece è, per fortuna, esattamente la persona che mi aspettavo, tale e quale a quella che leggo, quasi mai commento, ma non abbiatene a male, lo sapete che faccio così con tutti quando non ho niente di furbo da dire. Cinque minuti dopo si gioca a indovina chi con le tre sconosciute: sesto senso e le riconosco. Subito only, che pure mi aspettavo diversa, ma so che è lei. BdcdP, chilometro più chilometro meno, ed è strano non averla già incontrata prima. E pensare che anche lei è proprio uguale, anche dal vivo. Litighiamo di vacche? No, peggio, ci coalizziamo sulla scottona. Di Mirtilla non so nulla, ma so che sono curioso, riparerò. Allison ha effettivamente qualcosa del suo modello di avvocato: entrambe fanno un sacco di foto con un flash ai raggi Uva, ritroverò la mia faccia alluciata da qualche parte? E poi c'è l'uomo che corre, quello del ginocchio che non ho toccato e un po', onestamente, m'è spiaciuto. Un pizzico di invidia, per quelle corse, uh se ce l'ho avuta. E ce l'ho. Ché camminare, e tanto, io cammino.

martedì 3 agosto 2010

cóse di case (parte prima)


Dici «Ma non l'hai già trovata?». Sì, forse. Ma come san Tommaso, finché non firmo... Dici che san Tommaso non firmava? Vabbè. Comunque vado. Come si dice, abbiamo fatto venti, facciamo ventuno. Non è così? Vabbè, ma allora scrivitelo tu 'sto post! Insomma eccomi in questa zona strana, sconosciuta eppure vicina, con poco sole tranne in quella casa lì che il sole sembra avercelo dappertutto. Mi accompagna uno più magro di mio nipote, avrà vent'anni o giù di lì, futura calvizie, giacca e cravatta appesi addosso, una tasca bucata da cui scappa via il cellulare. Tenta una conversazione, penso che forse il mio attuale vicino ha trovato qualcuno più vecchio di lui. L'appartamento è molto carino, ma quello che abbiamo scelto è più bello. Logorroica, la padrona di casa mi sommerge di informazioni e io mi sento un po' in colpa perché la ascolto a salve. Eppure quante volte ci capita di farlo. O no?

lunedì 2 agosto 2010

feeling better


Il supporter è un giovanissimo vecchio accartocciato sulla sua chitarra; canta di amori disperati in un unplugged che certo non aiuta a coprire ingenuità e difetti. Per fortuna, l’accompagna uno che, altrettanto giovane, è capace però a far cantare la sua chitarra. Malika Ayane arriva sulle note di Chiamami adesso ma nessuno riconosce Paolo Conte, né capirà dove comincia Carmen Villani e finisce Nina Simone, non si curerà neanche di cercarli sul mulo o il tubo, accontentandosi di pessimi video di un minuto e foto-giocattolo fatte col flash (ti scoppiasse in faccia, idiota!). D’altra parte, le signore intorno a noi aspettano di massacrare con le loro ugolette di nicotina le sole tre canzoni che conoscono. Ce ne fottiamo: la piccola donna sul palco ti fa capire cosa intende Conte per timbro vocale «arancione scuro che sa di spezia amara e rara», che a me non sarebbe mai venuto in mente, ma – cazzo – ha ragione. Per adesso è un piacere ascoltarla, tra qualche tempo imparerà a muoversi meglio. In compenso ci innamoriamo all’istante di Chris Costa, dei suoi capelli, dei suoi movimenti, di come gioca e si diverte. Me lo compri? A casa nuova starebbe così bene al posto della tv…