mercoledì 29 settembre 2010

’a livella


Pranzo da A., un po’ per lavoro un po’ perché le mie pentole sono ancora prigioniere delle scatole. P. cerca di coinvolgermi con i suoi problemi, io la faccio bere, finiamo per parlare sanamente di cinema. L’occhio cade sulle foto del locale. Bel b/n, ma neanche una dritta. Divertente pensare alle critiche di A. quando appesi i miei quadri in ufficio. Come si cambia per non morire. Io sono rimasto uguale, forse è meglio se mi tocco.

martedì 28 settembre 2010

living in a box


Fischiettare allegramente alle nove del mattino per me è un ossimoro, o forse un mistero degno di Giacobbo. Eppure l’uomo del gas fischietta mentre traffica, smonta, gira, volta, sigilla, «è severamente vietato eccetera». Quando sta per andare via sente la mia titubanza. «Devo…?». Un gesto della mano per dire «Nulla, ci mancherebbe». Chissà se esistono ancora quelli che gli mollano qualche euro di umiliazione («si prenda un caffè»), vorrei chiederglielo ma non capirebbe. In attesa del trasloco, faccio una microspesa e due ciance con la salumaia: scopro con sconcerto che lei e Martamarzotto (la mia nuova padrona di casa) hanno la stessa età. O lei se li porta straordinariamente bene o Martamarzotto se li porta incredibilmente male. Nel dubbio si fa l’ora. Scatole su scatole da casa al furgone, quadri incastrati (incastrati? occazzo), mobili per le scale e sull’ascensore, primo diverbio in casa nuova con vecchio odioso, scatole su scatole in soggiorno. Stracco, provo il divano mentre aspetto inutilmente un ritorno bisex di Luca Benvenuto. Mi addormento clamorosamente, forse anche un po’ sbronzo. Prosit.

domenica 26 settembre 2010

flop of the spot


- Allora seconde te Adele H. sarebbe una sfigata!
- Adele chi?
(La passione, Carlo Mazzacurati)

Diciamolo subito: certi trailer fanno solo male ai film. Metti Pupi Avati: mi rifiuto di pensare che Una sconfinata giovinezza sia una cacata epocale come promette lo spot. Così il film di Mazzacurati, a dispetto della pubblicità, non è un film comico. Non è neanche troppo una commedia. Si ridacchia qua e là, Guzzanti se tenesse sempre il personaggio sarebbe irresistibile con quella voce da doppiatore di Vincent Price, ma la cosa finisce lì. Mazzacurati vorrebbe fare un film sul cinema, su come è cambiato il rapporto tra pubblico e film, tra produttori e registi e attori e film. Ma non tutto funziona. Certo, resta la maschera di Silvio Orlando, la bellissima scena del ristorante cattiva al punto giusto, l'ottima descrizione della sacra rappresentazione, ma l'insieme, purtroppo, è un po' un'occasione mancata.

giovedì 23 settembre 2010

quando c’ho il mal di stomaco (ce l’ho io mica te)


Ho i coglioni sversi da ieri sera per tutto un susseguirsi di cose. Nessuna di grave, se non fosse che si sono presentate tutte insieme. Così, poco fa, solo per aver urlato le mie ragioni in modo colorito (…), mi hanno dato del prepotente e del maleducato. Detto da una collega stronza rompicazzo ficadilegno che pensa di avere sempre ragione e piuttosto che tornare a casa resta in ufficio ad ascoltare la radio in streaming così può anche far finta di lavorare, direi che è un complimento.

martedì 21 settembre 2010

pisellov


Giro per blog e mi accorgo di come sia facile vomitare odio, solitamente per le cose più futili. Vuoi mettere un bell’abbassojuveligaschifomerdabersanipuzza mentre la nave affonda? È forse per questo che stamattina, in un eccesso di gentilezza tale che mi toccherà fare lo stronzo fino al 2030, ho parlato per dieci secondi con un hare krishna. Sì, presente hare krishna hare hare? Ecco. Ero lì che lavoravo e, a un tratto, mi è apparso questo anacronismo vivente. Che dire, mi ha colpito la sua gentilezza. Dici, ma come? in così poco tempo? Sì. Avrei potuto vomitargli addosso il mio agnosticismo (che di per sé, non essendo un dogma, non si può vomitare) e invece l’ho ascoltato per dieci lunghi secondi. Poi, scrollando la testa gli ho detto che non ero per niente interessato. E avevo proprio l’aria di uno che non è per niente interessato, non quella di uno che pensa «ma guarda ’sto piciu».

lunedì 20 settembre 2010

orchilmondo (checiosottipiedi)


A chi è destinato il quarto e ultimo (parrebbe definitivo, a giudicare dai titoli di coda) capitolo di Shrek? Ai bambini o ai genitori? E soprattutto, qual è il messaggio? La mia idea è che sia un film dichiaratamente per adulti (no, Fiona non la fa vedere, sarete mica normali?!?) in cui nessuno si cura che i bambini capiscano certi dialoghi e in cui i problemi matrimoniali dei due orchi ricordano molto certe puntate dei Flinstones. Il lieto fine è d’obbligo senza se e senza ma ovvero, in questo caso, senza molto senso se non quello di appagare una visione della famigghia che farà felice benedettesimo e l’America più reazionaria: perché ok, Shrek capisce cosa si è perso, ma questo è davvero sufficiente a fargli dimenticare la disperazione della routine quotidiana? E siamo sicuri che in questa specie di What if… tutto torni e che gli sceneggiatori non si siano incartati spaziotemporalmente come nel secondo Ritorno al futuro? E perché stracazzo Rumpelstiskin in italiano è diventato Tremotino?

giovedì 16 settembre 2010

let's be fond of each other


Elena, confido in te per la comprensione del titolo, ché l'ho tanto cercato e meditato. Il film è London river di Rachid Bouchareb. Che è un compitino ben fatto, troppo. Uno di quei temi su razzismo e integrazione fra i popoli che a scuola farebbero il botto, ma che a me ha lasciato un po' così. Però, che interpretazioni! Brenda Blethyn, perfetta campagnina, e la buonanima di Sotigui Kouyaté, maschera eccezionale, uno che con gli sguardi dice tutto, anche più di un intero film. Uh, e viene tanta voglia di tornare a Londra. Quella meno turistica, quella che manca ai miei vent'anni.

mercoledì 15 settembre 2010

emergenza emergenze


Smadonno al volante. Dici «sai che novità». Ok, sono un po' nevrotico. Solo un po'. In fondo ho quelle quattro o cinque vite di riserva, sai? Un appuntamento fra un quarto d'ora e poi lei parte alle dieci. Un'eternità, praticamente. Ma mi dico «è questa strada, è la via che porta alla stazione, è sempre così». No, è peggio. È la coda al benzinaio. Opporcocazzo. Vi conosco, non tutti ma vi conosco. Siete quelli che usano la macchina anche per andare a pisciare. Abitate qui, lì, là, nel bdcdP. Complimenti. Complimenti soprattutto perché da un paio d'ore radio, tv e internet hanno dato la notizia che lo sciopero è sospeso: bastava riporre il pisello nell'apposita custodia e chiudere la finestra di youporn, l'avreste scoperto. E invece eccovi qui. Desiderosi, vogliosi di partecipare all'emergenza. Sennò, adesso che il caldo è finito, non ci sono terremoti e forse non si vota, di che cazzo parlate domani davanti alla macchinetta del caffè?

martedì 14 settembre 2010

scendo il cane che lo piscio


«Io non faccio finta di niente, faccio finta di fare finta di niente»
(La solitudine dei numeri primi, Saverio Costanzo)

Certo la definizione di horror dei sentimenti fa tanto salotto da psiconanisti (nel senso di segaioli della mente, al cafone qui non c’entra). E la musica che o pesca dai Goblin o è comunque sopra le righe dà solo fastidio caricando inutilmente una tensione che c’è già. Infine i nuovi torinesi, intesi come i bambini e i ragazzini del film. Che parlano con la cadenza di minchiasabbry, per fortuna non con le stesse parole. Roba da rimpiangere «ti piace la menta?». Eppure lo specchio è fedele: fatevi una vasca in via Roma e ascoltate chi ha meno di 25-30 anni, il dialetto ormai si è imbastardito, interronito, misteriosamente involuto, caso più unico che raro in Italia. Bisognerebbe farci un post a parte, a esserne capaci. Tornando al film, nonostante questi fastidi e nonostante una certa schematicità, a me è piaciuto. Ti mette addosso il giusto malessere che la storia richiede, di quelli che non si scrollano facilmente con una birra o con una doccia. Costanzo ha fatto un ottimo lavoro sugli attori che, cadenza o meno, convincono tutti, anche fisicamente, con la Rohrwacher e la Rossellini una spanna sugli altri.

P.S.: il romanzo non l’ho letto. Non per snobismo, ché la curiosità grazie a dio è più forte: semplicemente non è arrivato il momento, e chissà se arriverà.

giovedì 9 settembre 2010

più poveri e più ricchi ma tutti più imbecilli


La fotografia è lampante, questo rapporto Nielsen commissionato da Coop ce l'abbiamo sotto gli occhi continuamente. Persone che cercano il simbolo dell'euro sulle confezioni ma poi sbavano per il 50 pollici e scai e mediaset e le partite in treddì sprofondati in fondo al loro divano. Persone che fanno le pulci ai figli e poi regalano loro l'iphone, persone che s'impegnano il culo per fingere di vivere, persone che credono di non votare e poi mettono una bella ics al supermercato. E io a volte mi sento stronzo, a volte povero, ma di sicuro mangio bene, in culo alla tecno che, per citare-parafrasare Elio, «è una merda» (ah, il titolo è rubato a Gaber).

mercoledì 8 settembre 2010

il tempo di dormire


Ero lì, con l’occhietto pendulo davanti alla seconda ora abbondante di X factor (ché ciascuno ha le sue perversioni, oh) e a un certo punto mi è tornato in mente il discorso che si faceva qualche settimana fa con i miei bloggamici a proposito della tv di una volta: «bella eh, ma leeenta!». Ecco, direi che adesso è solo lenta (nella foto, l’unico altro motivo per seguire il programma a parte Elio).

martedì 7 settembre 2010

le parole tra noi (l’accento mettilo tu)


Il romanzo che mi hai prestato, le tue sottolineature. In mezzo alla storia, piccola o grande, marcati a matita immagini che ti piacciono, pensieri che sento tuoi. La sensazione di leggere due libri simultaneamente: De Luca, Unfattovéro. Due voci nette che parlano insieme, eppure direi che capisco entrambe. Cerco, forse trovo, le parole che a volte non hai.

lunedì 6 settembre 2010

quello che non sei


Mi scappa, mi scappa, lo dico: Somewhere è davvero un brutto film. Amo Sofia Coppola, ho difeso anche Marie-Antoinette dal coro di certi petulanti gnegnè, ma la sua ultima fatica, contrariamente al titolo, non va da nessuna parte. Gira e gira a vuoto in un trionfo di cliché nonostante qualche bella immagine, nonostante qualche buona trovata, nonostante la bravura di Elle Fanning. La musica, che di solito è la ciliegina sulla torta dei film della Coppola, stavolta è invadente se non insopportabile. E quanto alla parentesi italiana, scusate ma io che eravamo un paese piccolo piccolo lo sapevo già. Mi chiedo se i coinvolti (Ventura, Marini, Frassica) si rendano conto della loro internazionale figura da peracottari: l’unico che fa grande tenerezza è Nichetti, che dal 2000 fa tutto tranne il regista cinematografico e nel film riceve il premio proprio in quanto miglior regista dell’anno. Ma d’altra parte anche Stephen Dorff qui fa la parte di un attore famoso… Vabbè. Ah, o tu uomo che leggi: mi spieghi cosa c’è di erotico nella lapdance? Io credo che mi addormenterei come il protagonista, anche senza l’aiuto di pillole e alcool.

giovedì 2 settembre 2010

fegato fegato spappolato


«Sa che quello che sta bevendo si usa in chirurgia oculistica?»
(Sherlock Holmes, Guy Ritchie)

No, non vi capisco. Io che amo il buon vino e certo, se qualcuno me la offre, non rifiuto una canna. Io che ho avuto sbronze felici e non cercate o infelici e meditate, adatte ad affogare dispiaceri nel vomito, non capisco come fate a bere dalla bottiglia vodka da un euro alle sette di sera. Non capisco il vostro tavernello, per non parlare del «vino del contadino» che ti dipinge la lingua di antiruggine e dopo averlo annusato hai la sensazione che qualcuno ti abbia pulito le pareti del naso col Cif. Non capisco le canne fumate da soli pur stando in gruppo, in 20 secondi netti come un tabagista all’ultimo stadio con le sue Stop. Non capisco voi che dormite sfatti dopo mezz’ora di concerto o sfidando la gravità cercate di raggiungere uno dei venticinque porchettari, tutti uguali birra più birra meno (ma quanti maiali dovrebbero esserci ad Ariccia?). Non capisco la necessità di sturbarvi con qualcos’altro ascoltando musica che, con i suoi ritmi ossessivi, storicamente dovrebbe essere già sufficiente a sturbare. E a dire il vero non capisco lo sturbo per lo sturbo, onestamente preferisco masturbarmi.