lunedì 23 aprile 2012

tàdada-da-da-da...


Com’era la canzone? Gambe di legno, culo di marmo… Non era così? Vabbè, ma io ora mi sento in questo modo. I sette chilometri di passeggiata in lungo e in largo per il bdcdP, se ieri mi hanno caricato, oggi mi hanno un po’ corcato. Il pomeriggio è volato con le ultime 150 pagine di 22/11/’63. Che è un libro bellissimo e la bionda ancora una volta aveva ragione. Perché come ho letto da qualche parte e sottoscrivo in pieno, è un romanzo che ti fa “vedere” l’America dei primi anni Sessanta, che te la fa respirare. Un romanzo che è quasi cinema, ma forse è meglio che non lo diventi. Stephen King ha scritto forse la sua opera più bella, più compiuta. E sì che a giocare con la Storia e i what if si sono strinati in tanti. Forse la forza di King è quella di usare l’affaire Kennedy come un piccolo, minuscolo perno attorno al quale far ruotare una storia molto più ampia e universale. Che è poi anche una storia d’amore di una bellezza strepitosa, con un finale perfetto. Non sarà facile ascoltare In the mood senza pensare a Jake e a Sadie.

Nessun commento:

Posta un commento