martedì 28 maggio 2013

famedio


Tanti turisti: chi l'avrebbe detto che Mazzini, Hayez e Munari avessero così successo da morti? La prima domenica d'estate, la giacca di pelle dentro lo zaino, esco a Porta Garibaldi, supero i cantieri, il passaggio del piscio, il vialone pieno d'auto e sono nel quartiere giallo. Di fronte al primo quattro stelle cinese, il cimitero monumentale. Ho una specie di appuntamento, quello con Vincenzo Jannacci medico e artista, oggi ossa, cartilagine, poco altro. Ho aspettato. Non avrei potuto sentire applausi, folla, futilità. È un pezzo di Milano che mi mancava, ed è strano essere oggi in questo museo quasi a cielo aperto, statue enormi che non sono quasi per niente inquietanti. C'è sporco e grigio, quello sì. Verrebbe voglia di prendere una grossa spugna, tirare via la cracia da tutto. Faccio un giro sopra, sotto, intorno, poi mi arrendo. Torno all'ingresso dove un guardiano con la sigaretta in bocca sembra il bigliettaio effesse del bdcdP. Sembra, perché invece è gentile. «Davanti a lei, la galleria sulla destra, sempre dritto, dopo Gaber». Lo trovo subito. C'è una lastra di marmo nuda e cruda, persino una specie di provetta con un fiore attaccata con lo scotch. Dentro non c'è più niente, lo so. Và no via Enzo... ciao Enzo, oeh!

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