martedì 8 ottobre 2013

sesso, bugie e superotto


Ho maturato l’idea che Kim Rossi Stuart sia di un bello che non si capisce, ma mi sa che qualcuno mi ha rubato l’idea. Scherzi a parte, se il protagonista di Anni felici è bello, il film lo è persino di più. E conferma che Daniele Luchetti, quasi sempre, riesce a maneggiare materiale delicatissimo (penso anche a La nostra vita) senza far male né a se stesso né, soprattutto, agli spettatori. Stavolta addirittura è spudoratamente autobiografico, e racconta la sua infanzia, alle prese con un padre (Rossi Stuart) artista di insuccesso, scopaiolo con ogni modella che passa il convento (sì, insomma...) e sostenitore dell'amore libero a senso unico, e con una madre (Micaela Ramazzotti) fragile e infatuatissima del marito, che scoprirà la forza e forse l’amore con una marcantonia di gallerista. Attori meravigliosi, compresi i due bambini (Samuel Garofalo nei panni del regista, Niccolò Calvagna in quelli del fratello), sceneggiatura dei migliori Rulli e Petraglia, nessun compiacimento o buonismo lacrimoso, nessuno stereotipo d'epoca, finale di notevole intensità. Ah, all'urlo «Siete due stronzi!» molti bambini degli anni Settanta presenti in sala hanno accennato un applauso liberatorio. Un peccato non averlo visto con la ms.

2 commenti:

  1. In effetti c'è questa voce che gira, riguardo a Kim Rossi Stuart, va a capire.. :)

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