lunedì 13 luglio 2015

disperatamente al margine di tutte le correnti


Ebbene sì, sono andato a vedere Il nemico invisibile. Perché Nicolas Winding Refn ci ha creduto e cacciato la lira (il dollaro, pardon). E perché Paul Schrader, nonostante The canyons, è stato un grande sceneggiatore e un buon regista, sempre o quasi osteggiato da Hollywood. Così, non so che film sarebbe stato se non ci avessero messo le mani prima della distribuzione, non lo sapremo mai, o forse occorreranno anni, chissà. Fatto sta che, a dispetto dei pessimi giudizi, la prima ora scorre che è una meraviglia e sono sicuro che, se al posto di Nicolas Cage (che peraltro qui fa la sua porca figura) ci fosse stato un Bruce Willis o qualcuno del genere, ci sarebbe un sacco di gente pronta a difendere o quasi a spada tratta questo onesto film un po' vecchio stile un po' no, neanche troppo politically incorrect, che si perde inspiegabilmente nell'ultima, ridicola mezz'ora, quella della resa dei conti, quella che avrebbe dovuto fare scintille. Fatti i dovuti distinguo, sembra di rivivere un po' la maledizione di American sniper: qui come lì dovrebbe, avrebbe dovuto esserci, il confronto-scontro tra l'americano (in questo caso un vecchio agente Cia che ha scoperto di essere affetto da demenza frontotemporale) e l'arabo (un invecchiato terrorista autoesiliatosi che tenta di sopravvivere nonostante la talassemia). Ma anche qui c'è troppo poco spazio per la seconda storia. E certi dialoghi, e certe situazioni poco credibili, non aiutano per niente. È bello rivedere Irène Jacob, lei sì che invecchia a meraviglia.

2 commenti: